Giornata memoria, Grasso: ricordare orrore ma anche persone giuste

"Raccogliere testimonianze e passarle a generazioni successive"

GEN 26, 2016 -

Roma, 26 gen. (askanews) – “Conservare il ricordo dell’orrore sorto nel cuore dell’Europa, delle vittime, del dolore, ma al contempo anche l’esempio di tante persone ‘giuste'”. Non solo, “per fortuna c’è ancora in vita qualcuno che quegli orrori li ha vissuti, è sopravvissuto e ha preso l’impegno con la propria coscienza di raccontarli, così come hanno fatto tanti che oggi non ci sono più. Queste persone hanno tenuto in vita la memoria, e l’hanno consegnata alle nuove generazioni affinché non sia dispersa. Dobbiamo essere consapevoli che spetta a ciascuno di noi raccogliere quella testimonianza e passarla a nostra volta alle generazioni successive. Questa giornata e tutte le iniziative ad essa collegate hanno questo scopo, questo significato”. Lo ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso, intervenuto questa mattina alla presentazione del documentario di Aldo Zappalà “Salvate tutti”. Il documentario racconta la vicenda di 73 ragazzi ebrei in fuga attraverso l’Europa che dall’estate del ’42 all’autunno del ’43 trovarono rifugio a Villa Emma, a Nonantola, in Provincia di Modena.

Si tratta di un’iniziativa importante, ha sostenuto Grasso, “volta alla conservazione della memoria storica delle atrocità del secondo conflitto mondiale. La Fondazione Villa Emma, nata nel 2004 – ha ricordato il presidente del Senato – si ispira alla straordinaria vicenda di solidarietà e coraggio che nel corso della Seconda Guerra mondiale aveva visto la piccola comunità di Nonantola prestare soccorso e dare rifugio a 73 ragazzi ebrei, provenienti da diversi Paesi, in fuga dall’orrore e dalla crudele follia delle persecuzioni naziste”.

L’organizzazione che se ne prendeva cura, ha continuato, chiese aiuto a Gino Friedmann, che era stato sindaco di Nonantola. “Proprio qui, in vista dell’arrivo del gruppo, viene affittata Villa Emma, grande residenza di campagna, all’epoca disabitata e in condizioni fatiscenti. I ragazzi – ha rilevato Grasso – troveranno in questo luogo una pausa di quiete – sebbene le condizioni materiali di vita siano molto dure – e potranno riprendere gli studi e la formazione professionale”. Un anno dopo, nella primavera del 1943, saranno accolti presso la Villa altri 33 giovani, ma nel settembre, dopo l’armistizio tra il governo Badoglio e gli Alleati, ha proseguito, “la situazione diventa estremamente pericolosa, esponendo l’intero gruppo ad arresti e alla deportazione. Pertanto i giovani vengono accolti in parte presso il seminario dell’Abbazia, in parte presso le famiglie di Nonantola e del territorio circostante”.

Per Grasso “si realizza così una sorta di “rifugio diffuso”, offerto con estremo coraggio e generosità dalla popolazione locale, che si espone consapevolmente a possibili atti di ritorsione da parte dei militari nazisti. Tutti i ragazzi riusciranno, in seguito, a raggiungere la Svizzera, dove troveranno rifugio e salvezza”.