Renzi: non siamo i Pierini della Ue, ma regole uguali per tutti

Guai a fare le belle statuine, gli altri non lo fanno

GEN 22, 2016 -

Roma, 22 gen. (askanews) – “Non siamo i Pierini della Ue: noi difendiamo l’ideale europeo e diciamo che le regole devono valere per tutti, non possono esserci due pesi e due misure”. Lo ha ribadito Matteo Renzi, parlando alla direzione Pd.

“Se discutiamo dello 0,1% perchè stiamo a discutere del comma 2 dell’articolo 4 al paragrafo 7, abbiamo perso l’idea di crescita e di dignità della politica”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, sottolineando che “è il tempo della politica e l’Ue o recupera la sua dimensione ideale o rischia di cadere sotto i colpi dell’approccio burocratico”. E in questa battaglia, ha detto Renzi, “ho chiesto una mano agli eurodeputati italiani e ho chiesto ai ministri di essere più incisivi” in una richiesta che “possiamo fare perchè l’Italia sta facendo la sua parte”.

In Europa gli altri paesi non fanno “le belle statuine” e quindi anche l’Italia deve avere un atteggiamento battagliero, ha spiegato il premier. “Stiamo cercando di fare un grandissimo lavoro di cambiamento di prospettiva, che forse dovremo raccontare meglio di come ho e abbiamo fatto fino ad oggi. Non è solo difesa del sacrosanto interesse nazionale: non c’è Europa in cui si rinunci all’interesse nazionale, all’egoismo sì, ma non all’interesse, elemento costitutivo dell’identità europeo, in una logica di sintesi”.

Insomma, “guai a fare le belle statuine nel dibattito europeo, perché sappiate che gli altri non fanno le belle statuine. Ma il punto centrale è recuperare accanto al sacrosanto interesse nazionale, la dimensione dell’ideale europeo, totalmente cancellato nel dibattito in corso. Se alla fine tutta la discussione è sullo zero virgola o su qualche leader permaloso che si offende per mezza parola detta o non detta…”.

“Se io in tv faccio sintesi un po brutali” sulla necessità di “cambiare verso” in Europa, “non lo faccio – ha spiegato ancora – perché cerco di posizionare il Pd sul crinale di un populismo decente, è l’opposto”. La posizione italiana “nasce dalla domanda di più crescita, lavoro, Europa sociale”, ed è questa “la risposta al populismo” perché “chi abbraccia derive populiste e demagogiche lo fa per la mancanza di prospettive di sviluppo e di crescita. Lo strumento con cui si risponde è la lotta alla disoccupazione”.

“Dove vincono i demagoghi non è dove è più forte la minaccia terroristica. Non è quello a far rifugiare una parte dei francesi nella Le Pen o alcuni cittadini dei paesi del nord in movimenti ai limiti dello xenofobo: è la mancanza di crescita, la disoccupazione, la crisi sociale che porta a far fiorire i sentimenti più forti antieuropei”. E dunque “è immaginabile che la richiesta di un’Europa sociale la porti avanti il Front National e non il Pse”.