Pd in ordine sparso sulle unioni civili. Per Renzi “irrinviabili”

Oltre 6mila gli emendamenti in aula (5mila Lega), timori imboscate

GEN 22, 2016 -

Roma, 22 gen. (askanews) – Il ddl Cirinnà sulle unioni civili prosegue il lento cammino e la settimana prossima, giovedì 28, inizierà il suo vaglio da parte dell’aula del Senato dopo l’ulteriore fase istruttoria in cui si è cercata, in realtà senza riuscire nel difficile intento, una sintesi condivisa. Il Pd nella giornata di presentazione degli emendamenti per l’aula imbocca deciso la strada dell’understatement. Resta “aperto al confronto”, ma preferisce non focalizzare le posizioni in emendamenti di gruppo e sceglie l’ordine sparso. I 67 emendamenti presentati sono ascrivibili ai singoli senatori e impegnano loro e chi vi si riconosce. Libertà di coscienza, dunque. Certo Renzi in occasione della direzione del partito che si è svolta nel pomeriggio ricorda che la norma è “irrinviabile” e rivendica al partito l’aver posto all’esame del Parlamento e al dibattito politico e sociale un tema che ci vede in netto ritardo in Europa. E opportunamente ricorda che ognuno in tale frangente è chiamato ad assumersi la responsabilità di una scelta.

La linea del partito, quella alla ricerca della mediazione interna, è comunque tracciata dagli emendamenti firmati dal senatore Giuseppe Lumia, che anche nella sua veste di capogruppo in commissione Giustizia, si assume il compito di mettere in chiaro posizioni importanti. A cominciare dal rispetto delle indicazioni della Corte costituzionale, e quindi con la puntuale distinzione tra l’istituto delle unioni civili da quello del matrimonio, togliendo di mezzo ogni riferimento di legge nel ddl a norme del codice in tema di matrimonio. Resta il riconoscimento dei diritti, anche patrimoniali (pensione di reversibilità in testa), connessi alla convivenza “stabile e di fatto” tra due persone, legate da “comunione spirituale e materiale”. Scompare in quest’ultima versione anche l’accenno al “legame affettivo” tra di loro.

Sempre a firma Lumia anche gli emendamenti in tema di stepchild adoption. L’adozione per il superstite di una coppia omosessuale del figlio dell’altro non viene cancellata, ma opportunamente collegata alle disposizioni – e di conseguenza a tutte le verifiche e valutazioni – prevista dalla legislazione in tema di adozioni tout court. Nessuna corsia preferenziale, automatica o accelerata. Per questo e per altri aspetti ci sono poi una serie di ordini del giorno (5 quelli presentati dal Pd) che impegnano il governo a tutelare i diritti senza confusioni di istituti.

Ma ad animare il dibattito restano, tra le proposte di modifica presentate dai senatori Pd, anche il pacchetto di 9 emendamenti dei parlamentari dell’ala cattolica più integralista, con norme suLl’affido rafforzato al posto dell’adozione, e soprattutto con le norme che vietano l’utero in affitto anche se praticato all’estero (anche se non è previsto un inasprimento delle pene). Saranno il dibattito dell’aula e i voti dell’assemblea a decidere su questi, è la decisione interna nel Pd, che però ha ancora una manciata di giorni a disposizione per cercare qualche sintesi in vista dell’assemblea del gruppo al Senato di martedì 26.

L’attenzione si sposta quindi all’aula e al confronto politico anche con le altre forze. La posizione della Lega Nord, che sui 6.104 emendamenti complessivi ne ha sottoscritti ben 5.228, è chiara e promette oltre che battaglia molti trabocchetti in corso di votazione; Forza Italia (263 emendamenti, 9 ordini del giorno) assicura di rifuggere strade ostruzionistiche, ma anche di non sottrarsi al dibattito e soprattutto alla difesa dei valori costituzionali e della famiglia; i popolari da Quagliariello a Mauro a Giovanardi mettono sul tappeto 164 emendamenti e Sacconi-D’Ascola dell’ala integralista di Ap, con i tosiani (4 senatori), altri 85. Ncd complessivamente propone 261 emendamenti.

Quello che si teme fortemente in casa Pd, in vista dell’aula, sono le imboscate politiche, come si sono verificate nel corso dei recenti rinnovi delle presidenze delle commissioni a Palazzo Madama, con la conferma a sorpresa del senatore Fi Altero Matteoli in forza di una inedita intesa M5S-Fi, che ha avuto successo grazie anche ai mal di pancia di una parte dello stesso Pd. E non necessariamente della sua componente di minoranza.