Dal Senato 180 sì per ultimo voto riforme,Renzi: giornata storica

Verdiniani non decisivi ma la maggioranza da sola non basta. Minoranza Pd chiede legge elettorale nuovo Senato

GEN 20, 2016 -

Roma, 20 gen. (askanews) – Ultimo voto al Senato alla riforma costituzionale targata Boschi-Renzi, approvata in seconda lettura con 180 sì e 112 no. Il premier è intervenuto a sorpresa per la replica che spetta al governo prima del voto finale e ha sottolineato come questa sia “una giornata storicaâ€.

Con l’ultimo passaggio a Palazzo Madama il ddl Boschi dovrà attendere la metà di aprile per la seconda deliberazione alla Camera secondo quanto prevede l’articolo 138 della Carta che disciplina il procedimento rafforzato per riformare la Costituzione. Da quel momento in poi inizierà la procedura per arrivare al referedum che si terrà, secondo le previsioni del governo, a ottobre 2016. Tre mesi di tempo sono concessi per la raccolta delle firme e altri tre mesi tra il vaglio da parte dell’ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione e l’organizzazione.

In vista della consultazione si organizzano i comitati per il No. Dopo quello ‘di sinistra’ battezzato alla Camera in occasione del voto dell’11 gennaio oggi è stato costituito anche quello di centrodestra che vede uniti Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Anche questo fronte annovera tra i promotori costituzionalisti e presidenti emeriti della Consulta come Alfonso Quaranta e Annibale Marini.

Il presidente del Consiglio ha ribadito che su questo referendum è pronto a mettere in gioco tutta la sua carriera politica: “Andiamo a vedere da che parte sta il popolo, se sta con chi scommette sul fallimento o con chi crede nel futuro dell’Italiaâ€, ha scandito Renzi in Aula, “prendo un impegno esplicito: in caso di sconfitta trarremo le conseguenzeâ€.

E sul referendum torna in scena anche la minoranza Pd che pur votando oggi al Senato ha ‘condizionato’ l’appoggio al Sì al referendum alla immediata approvazione della legge per l’elezione del nuovo Senato: “Una delle condizioni che poniamo è che si dia pieno compimento al testo approvato, e quindi si dia attuazione alla legge ordinaria†per l’elezione dei nuovi consiglieri-senatori, hanno fatto sapere Fornaro, Corsini e Maria Grazia Gatti che hanno presentato il disegno di legge per l’elezione diretta da parte dei cittadini.

Quanto ai numeri, il gruppo Ala dei verdiniani non è stata decisivo ma la maggioranza del Governo Renzi ha mancato la maggioranza assoluta sulla riforma costituzionale. Sfogliando i tabulati del voto finale infatti si nota che sottraendo i 17 voti del gruppo di Verdini ai 180 sì ottenuti dal ddl Boschi si arriva a 163, ossia 2 voti in più dei 161 necessari per garantire la maggioranza assoluta richiesta per la seconda deliberazione della riforma costituzionale. E per arrivare a questa cifra sono serviti diversi voti di senatori che non appartengono alla maggioranza di governo: come le tre tosiane del neonato gruppo Fare! (Patrizia Bisinella, Emanuaela Munerato e Raffaella Bellot) .Senza le quali la maggioranza si sarebbe fermata a 156.

A garantire la soglia necessaria anche due ex M5S oggi nella componente Idv del gruppo Misto che però erano già passati con la maggioranza, Alessandra Bencini e Maurizio Romani. Ma tra i voti a favore spicanno anche quelli di due senatori di Fi: Bernabò Bocca e Riccaro Villari.

Al Pd sono mancati i voti di Walter Tocci, che ha votato no e di Corradino Mineo che però ha lasciato il gruppo. Assenti invece Felice Casson, altro senatore dem critico sulla riforma, e Renato Turano. L’unica astenuta, che al Senato vale come un voto contrario, è stata la senatrice a vita Elena Cattaneo che ha sempre dichiarato la sua contrarietà alla riforma. Rispetto alla scorsa votazione, quando ottenne 178 sì, il governo ha perso anche i voti di alcuni esponenti di Ncd che sono passati a Gal, ossia Gaetano Quagliariello e Andrea Augello che non hanno partecipato al voto. Da Ncd altri tre voti in meno perchè assenti Paolo Bonaiuti, Antonio Azzolli e Fabiola Anitori.