Toti: a Fi serve rinnovamento, primarie tra gli eletti

"Se il centrodestra non è unito, la sconfitta è certa"

GEN 5, 2016 -

Roma, 5 gen. (askanews) – “Credo che Forza Italia debba avviare un processo di rinnovamento. Dopo 20 anni ha bisogno di una riforma della sua struttura, della sua ragione sociale per adeguarsi al cambiamento del Paese. Tuttavia occorre subito sgombrare il campo da un equivoco. Il problema non è certo Berlusconi, anzi resta la principale risorsa. Lui è il fondatore di FI, la sua leadership è indiscutibile. Il tema è come deve diventare il centrodestra. Serve un complesso di regole per tenere insieme la coalizione”. Lo spiega Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Fi, in una intervista al “Messaggero”.

“I partiti – prosegue – devono tornare a chiedere una partecipazione della società per le proprie scelte. Troppo spesso si oscilla tra l’uomo della Provvidenza e il nulla. FI ha oltre 4mila rappresentanti nelle istituzioni che devono essere chiamati in causa. Non mi riferisco alle primarie del Pd, ma ad una forma di allargamento della riflessione sì, ad una consultazione degli eletti. Non è affatto un tabù in Fi. Berlusconi è da sempre il primo che vuole rinnovare, io ne sono la prova. Il partito deve assecondare un percorso di cambiamento che il nuovo scenario politico impone”.

“FI e gli altri partiti del centrodestra – esorta Toti – costruiscano un percorso che li veda uniti, discutano di regole interne e di coalizione. Saranno quelle regole a decidere con un’ampia partecipazione quale deve essere la classe dirigente.Non è un passaggio che si costruisce in un giorno, non c’è nessun leader da tirare ora fuori dal cilindro. Bisogna però costruire le condizioni. Si deve partire dagli esempi di regione dove governiamo insieme. La Liguria è un esempio di strategia vincente: nessuna rottamazione ma tanto rinnovamento e un programma comune con la Lega, Fdi e centristi”.

“Se la squadra non scende in campo unita – conclude Toti – la sconfitta è certa. FI deve allargare al centro il consenso della coalizione, rimettendo insieme i delusi e chi non va più a votare, sfruttando senza rinunciare al proprio simbolo quelle esperienze civiche che nell’esplosione della seconda Repubblica sono orfane di un centro di gravità. La Lega, invece, fa benissimo ad aggregare un voto di protesta che altrimenti andrebbe a Grillo. E anche FdI ha una sua identità chiara”.