Renzi prova rilancio su Consulta e banche: è ora di attaccare

Sui giudici scarica Fi e tenta l'intesa con M5s. "Non temo verità", venerdì Camera vota su sfiducia a Boschi

DIC 16, 2015 -

Roma, 16 dic. (askanews) – Il tempo della “sobrietàistituzionale” è finito, è ora di “passare all’attacco”. MatteoRenzi lo dice sul tema delle banche, ma lo stesso schema valeanche per la Consulta: scaricata Forza Italia, il premier tental’accordo con i Cinque Stelle e i centristi. Non una novità,perchè già l’ultimo giudice eletto alla Consulta, SilvanaSciarra, fu in virtù dei voti del M5s. Ma di sicuro un saltonotevole dopo che per 32 votazioni il Pd ha provato a far viverel’intesa con gli azzurri.

Lo stesso cambio di passo il premier lo tenta anche sulle banche.Alle accuse delle opposizioni, con Silvio Berlusconi che chiedesiano “pubblicati i nomi di chi ha ricevuto soldi da questebanche e non li ha restituiti, provocando il dissesto: così sivede se ci sono vicinanze tra queste persone e la politica”,Renzi risponde che “non temiamo la verità”. Ribadisce anzi che ilgoverno “meriterebbe un monumento” per aver varato il decreto cheha impedito “a un milione di correntisti di non trovare nè labanca nè i soldi”. E ribalta le accuse: alla Lega per il crack diCrediEuroNord, e ai governi precedenti “per non essereintervenuti quando le regole lo consentivano”. Un atteggiamentominimanete scalfito dalle mozioni di sfiducia, anzi: “Meglioaccelerare e chiuderla subito”, è il ragionamento Dem. E così già venerdì la Camera voterà sulla mozione di sfiducia alla ministra Maria Elena Boschi, nel primo giorno utile regolamento alla mano. Per togliere subito un dente che non impensierisce minimamente il Governo.

Sperando, nel frattempo, di aver finalmente archiviato anche la pratica Consulta. “Una figura di m.”, riconosce lo stesso Renzi stimolato da un conduttore radiofonico. Che rischiava peraltro di ridare fiato alla minoranza interna nel tentativo di affossare Augusto Barbera. Anche per questo la decisione di cambio di passo. Senza contare che un’intesa con i grillini potrebbe essere la chiave anche per sbloccare l’approvazione della legge sulle unioni civili e superare i veti dei centristi. Resta quindi il dubbio se l’alterco in Aula con Brunetta – indicato da fonti Dem come la causa della decisione di mollare Fi – sia stato in realtà cercato da Renzi.

Il premier cerca dunque di rilanciare l’immagine di un governo operativo, fuori da quella “palude” più volte evocata da Renzi per descrivere l’Italia prima del suo governo. E lo fa nel giorno in cui i dubbi sull’effettiva portata della crescita economica arrivano fino al ministero dell’Economia, con Padoan che riconosce la “debolezza” della ripresa. Un quadro che – ed è la paura del premier – potrebbe aggravarsi se l’affaire banche minasse quella fiducia dei consumatori da sempre indicata come decisiva per la crescita.

Come suo costume, il premier rilancia: “Spero che il prossimo anno raddoppieremo il +0,8 di quest’anno”. Di sicuro, già adesso “l’attuale governo può rivendicare di aver riportato finalmente la media della crescita al livello degli altri Paesi europei”. Una notazione “anche rispetto ad alcune voci dal sen fuggite”.