Pd, Mineo: chiedo scusa, ma ho reagito a una mascalzonata

"Non volevo fare riferimenti sessisti né mandare pizzini"

NOV 5, 2015 -

Roma, 5 nov. (askanews) – Il giorno dopo le polemiche, arrivano le scuse di Corradino Mineo a Matteo Renzi. “Ieri – scrive su Facebook l’ex senatore Pd – ho risposto a una mascalzonata, la riesumazione ad opera di Renzi di un mio vecchio sms privato per poter dire a Vespa che mi sarei dovuto dimettere da senatore e invece sarei rimasto per amore della poltrona, con quella che è parsa un’altra mascalzonata”. Mineo elenca alcuni titoli dei giornali di oggi sulle sue dichiarazioni e aggiunge: “Stefano Fassina mi ha invitato a scusarmi. Mi scuso per aver dato la stura a interpretazioni siffatte. Non mi interesso di fatti privati, non intendevo fare riferimenti ‘sessisti’, come dice il Corriere, né mandare ‘pizzini’, come scrive Repubblica. Intendevo reagire all’imbarbarimento della politica di cui, secondo me, il primo responsabile è Matteo Renzi. E’ il premier che risolve ogni contrasto politico in una battuta sferzante, che supera ogni difficoltà ‘spianando e asfaltando l’avversario’. E’ sua la macchina informativa, sui giornali e in rete, che amplifica dette battute fino a promuovere veri e propri linciaggi”.

Nel suo duro post di ieri, aggiunge, “ho disegnato un profilo del premier. Quello di uno politico straordinariamente abile nel conflitto politico quotidiano, ma senza una visione del futuro, incerto quando si esce dalla partita a scacchi immediata, insicuro, e anche subalterno, davanti ad alleati emotivamente più solidi, come può essere una ‘donna bella e decisa’”. E, assicura, l’espressione “lui sa che io so”, “non era minaccia, né voleva esserlo. Era la constatazione desolata di come Renzi prenda il caterpillar ogni volta che si sente in fallo, che qualcuno accenna alle fragilità che si celano dietro la maschera spavalda, talvolta arrogante, che ama indossare. Io so”.