Sulle riforme la maggioranza supera i voti segreti ma cala a 153

Dalle opposizioni proteste e poi 'resistenza passiva'

OTT 6, 2015 -

Roma, 6 ott. (askanews) – La maggioranza supera anche oggi la prova dei voti segreti sul ddl di riforma costituzionale, ma comincia a perdere pezzi. I 153 voti su cui si è fermata nella votazione a scrutinio segreto sull’emendamento del leghista Calderoli segna specularmente un aumento dei voti delle opposizioni che arrivano a toccare quota 131, un numero mai visto in questi giorni. Di fatto sulle due votazioni più delicate sarebbero mancati all’appello una decina di voti. Probabilmente un segnale al governo ma anche qualche assenza fisiologica di troppo che non sembra preoccupare più di tanto maggioranza e governo che guardano già al voto finale del 13.

“Il calo durante gli scrutini segreti è fisiologico – sottolinea il renziano Andrea Marcucci – ed è determinato dalla particolarità delle materie trattate, sulle quali peraltro il governo si era rimesso all’aula”. Ma il tema della tenuta dei numeri esiste e già si pensa a come assicurare le presenze di tutti i senatori della maggioranza fino a sabato prossimo. Tanto che qualcuno non esclude che, se le votazioni procederanno in modo più spedito, si potrà fare una pausa più lunga nel fine settimana.

Le opposizioni intanto decidono di procedere unite da Forza Italia fino al Movimento 5 stelle e coniano una nuova forma di battaglia parlamentare, la “resistenza passiva”, ossia partecipano ai lavori senza intervenire. Anche perchè i tempi a loro disposizione sono praticamente esauriti e il Pd non ha intenzione di cedergli parte del proprio. Fallito il tentativo di convincere il governo a modificare l’articolo 10, i gruppi di minoranza si sono riuniti per circa un’ora e hanno concordato la linea da tenere: non ancora un Aventino ma un segnale di distanza. “A fronte di una totale indisponibilità della maggioranza e del governo sulla modifica dell’articolo 10, oggi faremo una resistenza passiva, ovvero saremo ostaggio della maggioranza e del governo”, ha sintetizzato Paolo Romani.

Nel pomeriggio le votazioni si sono susseguite più rapidamente ed è stato approvato l’articolo 10 che disegna il nuovo procedimento legislativo e che differenzia i compiti delle due Camere. Al Senato resta ancora voce in capitolo su leggi costituzionali, elettorali, trattati con l’Ue, politiche del territorio, referendum popolari.

La partita si sposta ora sulle possibili, ulteriori, modifiche che riguardano l’elezione del presidente della Repubblica e la norma transitoria per eleggere in prima battuta i nuovi senatori-consiglieri regionali. Da oggi sono iniziate, e sicuramente proseguiranno nei prossimi giorni, le riunioni tra governo, maggioranza e minoranza Pd per trovare una mediazione.”E’ possibile accogliere alcune istanze delle opposizioni”, ha assicurato il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti a proposito dell’articolo 21 sul capo dello Stato, anche se la richiesta di allargare la platea dei grandi elettori non convince molto. Possibili aperture ci potrebbero essere anche sull’articolo 39, si discute infatti di quale potrebbe essere la soluzione tecnica da adottare in attesa che venga varata la legge ordinaria per l’elezione dei senatori. La minoranza Pd vorrebbe da subito introdurre collegi o liste con le preferenze.