Riforme, Pd evita voti segreti art.1, pronte altre armi nascoste

Renzi: "Vogliono bloccarle, ma non ce la fanno"

SET 30, 2015 -

Roma, 30 set. (askanews) – Il ddl Boschi supera il primo scoglio, quello dei voti segreti all’articolo 1. Il Pd e il governo portano a casa il primo risultato grazie a un nuovo ‘canguro’, ossia un emendamento che ha disarmato le votazioni a scrutinio segreto, ben 19, chieste dalle opposizioni. Ma già si pensa ai prossimi ostacoli che possono ancora mettere a rischio il percorso della riforma costituzionale. “Vogliono bloccare le riforme, ma non ce la fannoâ€, dà la carica il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Una guerra a colpi di trucchi regolamentari è quella che sta andando in scena al Senato, in cui il Pd si trova a dover sminare il terreno non solo dalle insidie preparate dalle opposizioni ma anche dalle incognite delle decisioni del presidente del Senato, che continua a mantenere coperte le sue carte fino all’ultimo. “Prendiamo in esame diverse soluzioni – spiegano fonti della maggioranza – visto che stiamo procedendo al buioâ€. A sorpresa, in chiusura di seduta dopo le 21, Grasso ha annunciato la sua decisione sull’ammissibilità degli emendamenti dopo aver lasciato nella suspence maggioranza e opposizione per tutta la giornata. La decisione è in linea con quella della prsidente Finocchiaro: si potrà modificare soltanto la parte dell’articolo 2 che è stata toccata alla Camera, e dunque viene salvato il principio della doppia lettura conforme. Ma anche sull’articolo 2, ha fatto sapere il Presidente, ci saranno dei voti segreti.

Oggi grazie all’emendamento Cociancich il Pd è riuscito a evitare le votazioni segrete chieste dalle opposizioni sulle funzioni da affidare al nuovo Senato. Un testo che, proprio perché sottoscritto da un senatore meno in vista, è passato inosservato sia al vaglio delle opposizioni che della presidenza del Senato.Per la verità il sistema non è del tutto inedito, già durante l’esame della riforma elettorale l’emendamento Esposito, sottoscritto anche allora da un senatore sconosciuto ai più, fu ribattezzato ‘supercanguro’ perché permise di far decadere migliaia di emendamenti grazie al fatto che premetteva un testo a quello su cui venivano chieste delle modifiche. Questa volta però Grasso ha dichiarato inammissibili gli emendamenti premissivi, ossia dello stesso tipo, e anche quelli sull’abolizione del Senato. Ecco dunque che spunta la soluzione alternativa: un emendamento sostitutivo dell’intero comma che si sta modificando e che assorbe così tutte le votazioni sul punto.

Superato l’articolo 1, maggioranza e governo sanno che la strada è ancora in salita perciò nella miriade di pagine che contengono migliaia di emendamenti si nascondono altre “armi segrete†sugli altri punti delicati della riforma, ossia l’elettività del Senato e le norme transitorie, articolo 39. Su questo punto in particolare si è riaperta la dialettica con la minoranza dem, che ora chiede di modificare la legge provvisoria per eleggere il Senato, ma secondo la maggioranza questa modifica non sarebbe pertinente. L’unica garanzia offerta per ora è prendere l’impegno a scrivere entro il 2018 la legge ordinaria sull’elezione del nuovo Senato, insomma prima della conclusione naturale della legislatura. Una risposta che evidentemente non soddisfa la controparte: “Noi abbiamo rispettato il patto fatto con la maggioranza – ha avvertito Doris Lo Moro – un patto che riguardava l’articolo 1 e 2…â€.