In aula al Senato parte maratona su riforme, riflettori su Grasso

Oltre 75 milioni di emendamenti ma è pronta tagliola. Quelli di merito sono 3 mila

SET 28, 2015 -

Roma, 28 set. (askanews) – Parte la maratona finale in aula Senato sulla riforma della Costituzione su Parlamento e Titolo V che si concluderà con il voto finale il 13 Ottobre. Fino a quella data sedute no stop dal lunedì al venerdì e anche la mattina del sabato. Unica eccezione il pomeriggio di giovedì quando si riunirà il Parlamento in seduta comune per votare sui tre giudici costituzionali mancanti.

Nella tarda mattinata di domani, a partire dalle 11 inizierà nell’emiciclo di Palazzo Madama l’illustrazione degli emendamenti al ddl Boschi. Il loro numero complessivo, come è noto, viaggia ancora nelle cifre a sei zeri, e tocca i 75 milioni, dopo che il senatore della Lega Nord, Roberto Calderoli, ne ha ritirati come segno di mediazione 11 milioni tra quelli presentati agli articoli 1 e 2, lasciandone soltanto a sua firma, rispettivamente 19 e 5. Complessivamente, dopo il ritiro anche da parte di Sel di oltre 60 mila proposte di modifica, ne sarebbero rimasti, solo sui primi due articoli del ddl, circa 1.200, su cui peraltro il presidente Grasso dovrà esprimere, mercoledì mattina, l’ammissibilità. E’ probabile che tra emendamenti irricevibili e inammissibili ne restino molti di meno, ma ogni quantificazione è al momento fuori luogo e prematura.

Per capire con quale ritmo e soprattutto in quale clima politico procederà l’esame del provvedimento bisognerà attendere almeno mercoledì: oltre al pronunciamento di Grasso sull’ammissibilità, si capirà soprattutto quale sarà l’atteggiamento dell’opposizione, se ci sarà ostruzionismo o meno, e soltanto su quella base sarà possibile decidere se sarà necessario adottare iniziative regolamentari per consentire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari.

La posizione del presidente Grasso in merito è nota: posta la sua determinazione a non “permettere che il Senato sia bloccato da iniziative irresponsabili”, la seconda carica dello Stato resta ferma nella ricerca continua di mediazione con l’obiettivo – o forse sarebbe meglio dire l’auspicio -, che si possa giungere al 13 ottobre avendo concluso l’esame, il dibattito e il voto, sull’intero provvedimento. In fondo gli emendamenti di merito su tutto il ddl ammonterebbero, secondo le stime degli uffici, a circa 3 mila complessivamente e l’operazione è del tutto possibile, anche in considerazione del fatto che sono state previste sedute d’aula anche nelle giornate di lunedì (dalle 15 alle 21), di venerdì e di sabato (dalle 9,30 fino alle 13).

Gli occhi sono dunque puntati sulla giornata di mercoledì e quelle immediatamente successive: dopo il pronunciamento di Grasso e l’atteggiamento ostruzionistico o meno dell’opposizione, sarà anche possibile verificare il comportamento, ma soprattutto la consistenza numerica di quelli che Calderoli definisce i “franchi sostenitori” al ddl e al governo, con i primi voti a scrutinio segreto che saranno formulati. Ad esempio sulla richiesta di ripristino, tra le competenze del Senato, dei temi etici. Era previsto così in prima lettura a Palazzo Madama e poi modificato alla Camera.

Grasso si mantiene dunque le mani libere, ampliando il più possibile il perimetro della “zona Cesarini” dando aggio alle parti in campo per intese anche nei prossimi giorni, vista la decisione di procedere alla dichiarazione di ammissibilità, articolo per articolo. Certo se dovesse emergere un irrigidimento delle posizioni potrebbe orientarsi diversamente.

Il leghista Calderoli ha confermato che è disposto a ritirare i suoi emendamenti, sempre articolo per articolo, a seconda delle risposte che otterrà in ordine in particolare a federalismo fiscale, Titolo V e procedimento legislativo (art.116, 117 119 e 70). C’è chi sottolinea e fa osservare che le risposte attese da Calderoli potrebbero essere oltre che politiche, legate al merito del ddl riforme, anche in relazione alla legge di stabilità, con le debite garanzie a favore e sostegno delle regioni del Nord, a cominciare da quelle a guida Lega.

Dal fronte Sel la battaglia è oramai tutta rivolta al versante referendario e la sua posizione in aula sarà funzionale verosimilmente a quell’obiettivo. Se dunque l’ostruzionismo dovesse essere preponderante e non consentire il prosieguo dell’esame, restano nelle mani di Grasso gli strumenti di cui si è a lungo discusso negli ultimi giorni: dalla ghigliottina (si disquisisce ora tra quella normale e quella totale), che taglia d’un colpo solo ogni possibilità; alla dichiarazione di inammissibilità del presidente di tutti gli emendamenti rimasti sul campo; alla possibilità che Grasso richieda a ciascun gruppo un numero limitato di modifiche su cui votare (massimo 50 per ogni gruppo); ad altre pratiche previste o meno dai regolamenti.

L’aria che tira nel governo è stata riassunta dal ministro delle Riforme, Boschi: a situazioni eccezionali promette “strumenti eccezionali”, con buona pace delle iniziative di Grasso (anche se per il momento Boschi si mantiene “prudente” nei pronostici).Mentre Renzi da New York ancora oggi ha assicurato: “Nessun tentativo di ostruzionismo ci fermerà”. L’aria che tira in casa Pd è sempre in fermento: pronti a tirare fuori dal cassetto iniziative per stoppare il gioco degli emendamenti di Calderoli (dalla riproposizione del metodo Esposito, con cui si bloccò l’ostruzionismo alla legge elettorale, alla contestazione della ammissibilità delle firme elettroniche agli emendamenti, e via di seguito), i democratici si ritrovano a rifare i conti con le richieste della minoranza Pd, che superato lo scoglio dell’art.2 ora ripropone la questione delle modalità di elezione dei senatori con la necessaria modifica delle norme transitorie.