Intesa nella maggioranza sulle riforme, ora c’è l’incognita Lega

Minoranza Pd soddisfatta. Da Calderoli 85 milioni di emendamenti

SET 23, 2015 -

Roma, 23 set. (askanews) – La maggioranza e soprattutto il Pd, dopo ore di riunioni tra ieri e questa mattina, ha trovato l’intesa sulla riforma costituzionale. Un accordo che si traduce in soli tre emendamenti, sottoscritti dai tre capigruppo della maggioranza, Zanda, Zeller e Schifani, e dalla presidente della commissione, Anna Finocchiaro. L’emendamento clou è quello al fatidico articolo 2 (ossia al comma 5 dell’articolo 57 della Costituzione): sancisce che i senatori-consiglieri verrano scelti dai cittadini in occasione delle elezioni dei consigli con una modalità che verrà individuata poi con legge ordinaria.

Soluzione che piace alla minoranza dem, “se il Pd fa il Pd non c’è bisogno di Verdini”, ha festeggiato Pier Luigi Bersani, che si augura di poter andare avanti a perfezionare la riforma “senza strappi”. La mediazione convince anche Ncd. E’ Gaetano Quagliariello a prendere la parola in Aula per dire che la proposta del listino separato per eleggere i consiglieri-senatori era stata presentata per primo dal suo gruppo.

Accordo anche sulla restituzione al Senato di alcune funzioni che nel passaggio alla Camera erano state modificate, come quella di raccordo tra lo Stato, il territorio e l’Unione europea e come quella di vaglio delle politiche pubbliche. Infine, torna al Senato il potere di eleggere due giUdici della Corte costituzionale.

Superato il primo scoglio, ora la maggioranza deve vedersela con algoritmo di Roberto Calderoli. Il senatore leghista che ha presentato oltre 85 milioni di emendamenti grazie ad un sistema elaborato al computer. “Quando si creano dei problemi c’è sempre pronta una soluzione – ha spiegato Calderoli -: se nelle prossime ore sull’articolo che riguarda le funzioni del Senato e sul federalismo (articolo 119) troveremo ascolto alle nostre richieste, credo che gli 82 milioni di emendamenti possono essere ritirati in tutto o in parte”. “Noi non agiamo sotto ricatto, Calderoli lo deve capire questo, la politica è fatta di intese – ha avvertito il sottosegretario Luciano Pizzetti – noi siamo in attesa da ieri che Calderoli ci dica cosa vuole”. Nel pomeriggio ci sarebbero stati i primi contatti tra le due parti per trovare una soluzione. Senza la quale c’è il rischio che occorrano tempi biblici per il vaglio da parte degli uffici, per non parlare del tanto atteso giudizio del presidente Grasso sull’ammissbilità.

Intanto domani è attesa in aula la replica del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e, solo dopo, una conferenza dei capigruppo stabilirà quando sarà possibile tornare in Aula.Realisticamente dalla prossima settimana, per iniziare a votare gli emendamenti, fermo restando che la deadline già fissata per l’ok alla riforma è il 15 ottobre.