Riforme, verso intesa su modifiche, “poche e di maggioranza”

Giornata di incontri e trattative. Minoranza apprezza

SET 22, 2015 -

Roma, 22 set. (askanews) – Pd e governo si sono messi a lavoro per trovare un’intesa sugli emendamenti alla riforma costituzionale. E sembra ormai vicina la mediazione, da un lato con la minoranza dem sulla questione dell’elettività del Senato, e dall’altra con la maggioranza di governo. L’obiettivo infatti è quello di presentare, domani mattina entro le 9, quando scadrà il termine, poche e mirate proposte di modifica che non corrano poi rischi in Aula.

Oggi a Palazzo Madama, mentre l’Aula era impegnata con la discussione generale che proseguirà per tutta la giornata di domani, si sono susseguite riunioni e incontri a vari livelli. La minoranza dem, ad esempio, dopo aver fatto il punto ha fatto sapere di “apprezzare” la proposta lanciata ieri da Matteo Renzi sulla modifica al comma 5 dell’articolo 2, anche se ripresenterà comunque in Aula i propri emendamenti in attesa di vedere quelli che verrano presentati dai capigruppo. Roberto Calderoli, che minaccia la riforma con il suo software in grado di produrre milioni di emendamenti, sembrava molto meno agguerrito del solito e ha ammesso che “ci sono contatti in corso con la maggioranza che potrebbero ridurre i sette zeri in 07” emendamenti.

Nel pomeriggio c’è stata anche una riunione, che potrebbe riprendere in tarda serata, dei capigruppo di Pd, Luigi Zanda, Ncd, Renato Schifani, e del gruppo Per le Autonomie, Karl Zeller, con la presidente Anna Finocchiaro e il ministro Maria Elena Boschi per cominciare a mettere nero su bianco l’intesa. “Siamo ancora ai preliminari”, ha detto Zeller, “di un lungo percorso che passa anche per la trattativa all’interno del Pd” ma “procede bene”, ha assicurato Finocchiaro. Anche il ministro Boschi ha seminato ottimismo dicendosi “veramente fiduciosa” sulla soluzione. Nonostante i senatori verdiniani del gruppo Ala siano impazienti di aggiungersi ai voti della maggioranza e oggi possano vantare anche un nuovo arrivato, Domenico Auricchio (ex Fi), con l’obiettivo dichiarato di arrivare a quota 15, la maggioranza potrebbe bastare a se stessa se il Pd trova la quadra al suo interno. Ecco perché oggi Boschi e Zanda con Finocchiaro hanno voluto innanzitutto fare il punto con gli alleati sapendo che alle Autonomie interessano innanzitutto le funzioni del nuovo Senato, mentre Ncd sarebbe soddisfatta dal compromesso sulla elettività dei senatori, che è lo stesso che avevano proposto con un loro emendamento, ossia il listino da affiancare a quello dei consiglieri regionali.

Allo stato la questione che dovrebbe creare meno problemi, infatti, è restituire al Senato alcune delle funzioni che il passaggio alla Camera aveva tolto e ridargli il potere di eleggere due giudici costituzionali. Meno margini sembra avere la modifica al quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Quanto al famigerato articolo 2 si tratta di aggiungere poche parole accanto alla frase “la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti”, qui infatti andrebbe inserito il concetto che i senatori verranno “scelti” dai cittadini con un sistema elettorale che verrà stabilito successivamente con legge ordinaria. Il problema sarà poi anche quello di armonizzare i sistemi elettorali regionali che attualmente sono diversi uno dall’altro e che vengono appunto decisi autonomamente dalle singole regioni.