Renzi alla conta in Senato: riforme in Aula, opposizione insorge

Inutile ritiro emendamenti. A favore dello sprint 173 senatori

SET 16, 2015 -

Roma, 16 set. (askanews) – Renzi tira dritto sul suo cronoprogramma. Come dice da tempo ormai, le riforme vanno licenziate in tempo per tenere il referendum nel 2016 e perciò serve un ok della terza lettura al Senato entro il 15 ottobre.Così oggi il Pd ha chiesto e ottenuto, in conferenza dei capigruppo e poi in Aula, con un voto a maggioranza, che il ddl Boschi vada in Aula da domani, con una calendario serrato che concluderà la discussione generale già mercoledì prossimo. Dalla settimana successiva quindi si comincerà a votare sugli emendamenti.

A nulla è servito il tentativo in extremis delle opposizioni di proseguire l’esame in commissione ritirando tutti gli emendamenti ostruzionistici per tentare con un comitato ristretto di raggiungere un’intesa, la maggioranza ha mantenuto la sua linea e ha deciso di bypassare la commissione “perchè questo andirivieni di emendamenti è solo una manovra politica”, ha attaccato Luigi Zanda. “Una forzatura inaccettabile” l’hanno definita Loredana De Petris, di Sel, e Paolo Romani. Per Roberto Calderoli è evidente che il vero motivo per cui vogliono andare subito in Aula “è che non hanno i numeri in commissione, ma non li avranno neanche in Aula”. Sui numeri si dovrà misurare la tenuta del governo Renzi che conta evidentemente di riuscire a ridurre innanzitutto il dissenso interno: non a caso Renzi ha convocato per lunedì prossimo una Direzione del Pd che “si concluderà con un voto che ricordi a tutti qual è la posizione del partito sulle riforme”.Un modo anche per stanare chi nella minoranza sta strumentalizzando la riforma del Senato per indebolire il governo. “Nessuno vuol far cadere il governo, ma sui temi costituzionali bisogna lasciare un minimo di margini al Parlamento”, ha puntualizzato Pier Luigi Bersani.

Sul fronte esterno il premier riceve oggi le rassicurazioni del principale alleato, l’Ncd: “Sono pronto a scommettere ancora una volta sull’unità del nostro partito e del nostro gruppo parlamentare”, sulla riforma costituzionale, ha chiarito Angelino Alfano. “Noi – ha detto – chiediamo la modifica della legge elettorale ma non ne facciamo un motivo di ricatto, diamo il voto alle riforme a prescindere e poi abbiamo ancora 2 anni e mezzo per ragionare della legge elettorale”.

E se i voti della maggioranza dovessero mancare il governo potrà comunque contare su quelli dei verdiniani, oggi Vincenzo D’Anna a nome del Gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie ha dato un primo segnale del suo appoggio a Renzi votando a favore del calendario deciso dalla maggioranza. Lo stesso ha fatto Patrizia Bisinella, la senatrice della componente tosiana Fare!, che conta una piccola pattuglia di tre senatori nel gruppo Misto, dopo un incontro tra Falvio Tosi e Renzi. “Il confronto a viso aperto è stato impedito da una valanga di migliaia di emendamenti che, a mio avviso, hanno fatto in modo che si creasse un assist al Governo perché arrivasse poi a questa forzatura. Arriviamo dunque in Aula e discutiamo in questa sede, con un confronto a viso aperto tra le forze politiche, sui punti che possono migliorare questo testo”. A fine seduta infatti la maggioranza ha incassato un primo positivo segnale sui numeri: sono stati 173 i voti a favore del calendario proposto dalla maggioranza. Che Zanda sottolinea così: “Tutte le dieci votazioni sul calendario si sono concluse con una differenza di 74 voti, 77 se si contano le astensioni. Una forbice molto ampia, un segnale forte e positivo di una chiara volontà del Parlamento: rifiutare ogni tattica ostruzionistica”.