L’Italia accelera la ripresa, Renzi esulta. Squinzi: “Non è merito nostro”

Alzate le stime sul Pil nei primi due trimestri. E la disoccupazione cala al 12%

SET 1, 2015 -

Roma, 1 set. (askanews) – L’Istat dice che l’Italia sta accelerando la ripresa, il governo esulta ma per la Confindustria non è merito del nostro Paese. Sono le tre fotografie odierne sul tema economia.La prima l’ha scattata l’Istat: il Pil corre più del previsto e la disoccupazione cala riportandosi ai livelli di due anni fa. L’istituto di statistica ha infatti rivisto al rialzo i dati del Pil del primo e secondo trimestre dell’anno, dati che hanno reso raggiante Matteo Renzi. In un videomessaggio il premier ha affermato: “Settembre è il mese della ripartenza” e i dati Istat diffusi oggi su occupazione e crescita danno “l’idea di un Paese che si rimette in moto”. Certo, “non siamo ancora la maglia rosa, non siamo quelli che crescono più di tutti, ma siamo tornati nel gruppo, grazie alle riforme che abbiamo fatto e che stiamo facendo”.E commentando su Twitter i dati Istat, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto: la crescita economica acquisita certificata a +0,6% è “già vicina a ns stima per l’anno (+0,7%)” e “con stime ragionevoli e affidabili le finanze pubbliche sono sotto controllo e ci permettono di dare respiro alla ripresa #cisiamo”.”Economia cresce, disoccupazione cala, aumentano occupati. Ora consolidare e accelerare ma direzione è giusta”, ha aggiunto il ministro in un altro tweet.Ma, ha replicato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, una crescita del Pil dello 0,3% “non basta e non è neanche merito nostro ma è dovuto solo al dimezzamento del costo del petrolio, alla salita del dollaro e al Qe della Bce”.”Noi non abbiamo fatto le pulizie interne al nostro Paese – ha proseguito Squinzi – bisogna fare rapidamente le riforme perché solo così il Paese può partire in maniera forte come si merita”.La crescita dell’occupazione – ha sottolineato il leader di Confindustria – “non può venire che dalle imprese e quindi bisogna creare le condizioni perché le imprese possano crescere e svilupparsi”.”Il nostro Paese ha bisogno di una totale semplificazione normativa e burocratica – ha concluso Squinzi – abbiamo bisogno di un Paese normale, senza quella manina anti-impresa che sta frenando la nostra crescita e ripresa”.Tornando ai dati Istat, nei primi tre mesi del 2015 la crescita è stata dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (da +0,3% precedentemente stimato) mentre nel periodo aprile-giugno il Pil è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (da +0,2% stimato in precedenza) e dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2014 (da +0,5% della stima precedente). Per quest’anno la crescita acquisita è già dello 0,6%: è dunque a portata di mano l’obiettivo fissato dal governo Renzi, nell’aggiornamento al Def, di un Pil 2015 a +0,7%.La buona notizia è che “la crescita – hanno spiegato i tecnici dell’Istat ad askanews – è trainata dalla componente interna più che da quella estera visto che aumentano più le importazioni delle esportazioni. Nel secondo trimestre, poi, molto del contributo arriva dai consumi nazionali”. In altri termini, la crescita appare strutturale e meno legata a fattori di volatilità. Nel secondo trimestre, infatti, i consumi finali nazionali sono in aumento dello 0,3% (+0,4% per i consumi finali dei residenti) e gli investimenti fissi lordi in diminuzione dello 0,3%. Quanto alle componenti estere si è registrata una crescita più intensa per le importazioni (+2,2%) che per le esportazioni (+1,2%).Tornano a crescere anche i consumi degli italiani che mostrano di avere più fiducia nel futuro. La spesa delle famiglie è salita, nel secondo trimestre, dello 0,8%: in particolare, gli acquisti di beni durevoli sono aumentati del 9,2%, quelli di servizi dello 0,4%, mentre quelli di beni non durevoli hanno registrato una diminuzione dello 0,3%.Buone notizie pure dal mercato del lavoro. A luglio il tasso di disoccupazione è calato di 0,5 punti percentuali, scendendo al 12% e riportandosi così ai livelli del luglio 2013. Il calo della disoccupazione riguarda, in particolare, i giovani 15-24enni. Per gli under 25, infatti il tasso di disoccupazione è sceso al 40,5%, in calo di 2,5 punti percentuali rispetto al mese precedente: è il dato più basso sempre dal luglio del 2013 quando la disoccupazione giovanile era pari al 39,9%.In crescita anche l’occupazione con un tasso che sale al 56,3%.riportandosi così ai livelli del novembre 2012. In un mese gli occupati sono cresciuti di 44mila unità, in un anno di 235mila.Segnali positivi per il lavoro anche se si guarda ai dati trimestrali. Dopo quattordici trimestri di crescita e il calo nel primo trimestre del 2015, nel secondo trimestre il tasso di disoccupazione è sceso al 12,1%. Ma al Sud la situazione resta preoccupante con una disoccupazione al 20,2%.Continua la crescita degli occupati, stimata a +180 mila unità in un anno. Ad aumentare a ritmo più sostenuto, sono i dipendenti a tempo indeterminato (+0,7%, 106 mila unità). Un incremento che riguarda gli ultra50enni e interessa soprattutto le donne, il terziario, il Centro e il Mezzogiorno.Cauti i tecnici dell’Istituto che si mostrano prudenti nel dire se i dati positivi siano effetto del Jobs act e delle agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato. “Non possiamo dire ancora – hanno osservato – se il miglioramento sul fronte dell’occupazione sia dovuto al miglioramento del ciclo economico o alle riforme introdotte sul fronte del mercato del lavoro. Ma è evidente che un segnale di ripresa c’è”.Int7