Direttori musei, Franceschini: bisognava cambiare, scelti migliori

"Basta mostre chiavi in mano da società esterne"

AGO 19, 2015 -

Roma, 19 ago. (askanews) – “L’Italia ha eccellenze assolute in materia di tutela, assai meno in valorizzazione. Il sistema andava cambiato”. Il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini ‘difende’ così, in una intervista al ‘Corriere della Sera’, la scelta diei nuovi direttori di 20 grandi musei.

“Abbiamo – aggiunge il ministro – semplicemente scelto i migliori, con una procedura trasparente, guardando l’esperienza e i curricula, indipendentemente dalla nazionalità. Anche solo questo è un grande cambiamento per il nostro Paese”. Nessuno stupore, dunque, se 7 nuovi direttori sono stranieri, un fatto che ha suscitato polemiche. “Rispondo – dice Franceschini – citando la recentissima nomina di Gabriele Finaldi che presto si insedierà alla direzione della National Gallery. Nessuno, sulla stampa britannica, ha parlato di ‘un italiano’ ma di un bravo manager che ha contribuito alla modernizzazione del Prado come vicedirettore. L’Italia ha investito molto sulla tutela con eccellenti risultati scientifici e mettendo a punto un’avanzatissima legislazione. Ha però segnato il passo sulla valorizzazione. Fino a oggi i musei sono stati gestiti da funzionari che dipendevano dalle soprintendenze impegnate nella tutela di un vasto territorio. Oggi, grazie alla riforma, c’è un ampio disegno: una direzione generale per la valorizzazione, i poli museali regionali, i venti musei con autonomia di bilancio, un consiglio di amministrazione e un comitato scientifico”.

I nuovi direttori, spiega Franceschini. “avranno tre missioni: riappropriarsi dei progetti scientifici, basta con le mostre chiavi in mano proposte dalle società esterne. Secondo: modernizzazione del museo, oggi un visitatore chiede di vivere un’esperienza culturale, la possibilità di trascorrere un’intera giornata tra visita, bookshop, ristorazione, laboratori, multimedialità e servizi. Terzo: lavorare come una squadra perché la forza dell’Italia sono i 400 musei statali sul territorio che devono formare un sistema”.