Riforme, Guerini: Berlusconi? Lo attendiamo con pazienza

"Non temiamo il voto, ma il Paese ha bisogno di essere governato"

AGO 11, 2015 -

Roma, 11 ago. (askanews) – “Berlusconi? Noi siamo pazienti e attendiamo”. Lo afferma Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, in una intervista al “Messaggero”, parlando di un dialogo con il leader di Forza Italia sulle riforme.

Guerini “apre” dunque al confronto con Forza Italia, pur senza parlare di un nuovo Patto del Nazareno: “Qui non si tratta di riesumare alcunché. Il punto è un altro: abbiamo avviato il cammino delle riforme rivolgendoci a tutte le forze politiche. Alcune hanno risposto sì, altre no. Abbiamo fatto un pezzo di strada con Forza Italia che è stato positivo sia per le riforme, sia per affermare un sistema più maturo in cui non ci si delegittima a vicenda. E che, in una chiarezza di posizioni tra maggioranza e opposizione, potessero convergere sulla modifica dell’architettura istituzionale del Paese. Poi qualcuno si è sottratto per ragioni che non avevano nulla a che vedere con il merito delle riforme che stavamo realizzando. Adesso, se c’è una ripresa di responsabilità e di disponibilità, non può che essere un fatto positivo. Noi siamo pazienti e attendiamo”. “Noi – prosegue Guerini – lavoriamo al confronto nella chiarezza delle posizioni. Stiamo portando avanti una riforma costituzionale che abbiamo scritto insieme e francamente non vediamo perché ciò che andava bene sette mesi fa, non va più bene oggi”.Per quanto riguarda la minoranza Dem, Guerini spiega che “è presto per capire cosa accadrà a settembre. Ma è certo che siamo a un passaggio deciso, cruciale,della riforma costituzionale. Mi auguro prevalgano senso di responsabilità e lealtà”. Responsabilità “davanti al Paese” e lealtà “nei confronti dei nostri militanti ed elettori”. “Ciò detto, siamo sempre stati disponibili al confronto. Senza però dimenticare che su questa riforma il Parlamento si è già espresso con un doppio voto conforme”, dice Guerini, ribadendo che “non si può ripartire da zero. Ed è evidente che non sono accettabili modifiche che deroghino ai principi che avevamo fissato insieme per ammodernare il sistema istituzionale: il superamento del bicameralismo paritario, una sola Camera che dà la fiducia al governo e quindi la non elettività dei senatori. Bisogna uscire dall’ambiguità: chi chiede il ritorno al Senato elettivo vuole di fatto ricominciare da capo, azzerando tutto il lavoro fatto finora”. Se poi la rottura dovesse essere consumata e la legislatura dovesse finire, conclude il numero due del Pd, “noi non abbiamo paura del voto, ma per tirare il Paese definitivamente fuori dalla crisi, bisogna governare e fare le riforme. Per questo il nostro orizzonte è il 2018, la fine naturale della legislatura”.