Brunetta: Governo Renzi incostituzionale, Mattarella lo convochi

Berlusconi nel 2011 andò sotto a Camera e Napolitano lo dimissionò

LUG 31, 2015 -

Roma, 31 lug. (askanews) – “Ieri il governo è andato sotto su un punto essenziale della riforma della Rai voluta a tutta forza dal premier. Non si è trattato di un incidente, ma di un ‘no’, cosciente e motivato, di una parte della maggioranza che evidentemente non è più tale. Decenza vorrebbe che fosse convocato al Quirinale. Visto che la nostra Repubblica, come sosteneva Andreotti, si regge sui precedenti, quello dell’8 novembre 2011 è il più prossimo ed esemplare”. Il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta, richiamando il precedente della convocazione al Colle di Silvio Berlusconi dopo che il suo Governo era stato sconfitto sul rendiconto dello Stato alla Camera, ha sollecitato un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a seguito della debacle del governo ieri al Senato sulla delega per riformare il canone Rai.

“Ora – ha domandato Brunetta- come può continuare a reggere l’Italia un governo di sua natura incostituzionale? 1) Al Senato non ha i numeri, e non è servito neppure rabberciarli con un gruppo di transfughi. Per stare al neo linguaggio parlamentare: a Renzi è mancata l’Ala, ma anche quanto a petto e coscia non sta tanto bene; 2) nell’altro ramo del Parlamento si regge su 130 deputati abusivi, per la nota sentenza della Consulta sul Porcellum”.

Il richiamo al precendente Berlusconi-Napolitano del 2011 di Brunetta è dettagliato. “Napolitano – ha ricordato impose di fatto le dimissioni a Berlusconi. E e da lì iniziò la sequenza dei tre governi costituiti a prescindere dai risultati del voto elettorale. E’ l’8 novembre del 2011: si vota alla Camera sul ‘Rendiconto generale dello Stato’. La Camera approva. I voti sono 308, e dunque alla maggioranza assoluta mancano otto voti. Una situazione che peraltro con Renzi al Senato si è ripetuta svariate volte. L’opposizione non si è presentata in aula. Berlusconi dice: ‘Vado al Colle ma non mi dimetto’. Ma dopo 45 minuti di colloquio con Giorgio Napolitano annuncia di voler gettare la spugna e chiudere la sua terza esperienza da premier. Quel momento è decisivo anche per il presente”.