Pranzo dell’addio col Cav. Verdini lascia Fi (e va verso Renzi)

"Ho numeri per gruppo Senato". Ma Berlusconi "lusinga" uscenti

LUG 23, 2015 -

Roma, 23 lug. (askanews) – Più che un incontro chiarificatore, una visita di commiato. Perché non molto era rimasto da dirsi se non “addio”. E alla fine, dopo mesi e mesi di voci, quell’addio è arrivato. Denis Verdini lascia Forza Italia e, soprattutto, lascia Silvio Berlusconi e quel cerchio magico con il quale ormai era in rotta di collisione da tempo.

I rumors riferiscono che il colloquio si è svolto con toni “cordiali” (d’altra parte i due si conoscono da tempo) ma con distanze rimaste “intatte”. Distanze “incolmabili” sul rapporto con Renzi e sulla necessità di appoggiare le riforme, che non si sarebbero accorciate nemmeno grazie alla presenza di due colombe come Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Ma forse, ancora di più, dietro alla rottura c’è il nodo della gestione del partito degli ultimi tempi, con Verdini sempre più esautorato e con l’inner circle del Cavaliere che da mesi gli sussurra che il senatore toscano agisce solo pro domo sua, per difendersi dai processi che lo riguardano: da ultimo il rinvio a giudizio odierno per bancarotta fraudolenta.

Verdini si è detto pronto a dare vita a un gruppo parlamentare al Senato. “Ho i numeri”, ha assicurato al Cavaliere. Gli uomini vicini all’ex garante del patto del Nazareno assicurano di avere già 11 firme in calce all’atto di nascita dell’associazione “Liberali e popolari” da cui si genererà la formazione parlamentare. I nomi che vengono dati per certi da fonti verdiniane, in realtà, per lo più non provengono da Forza Italia e sono in totale 9. Dai Conservatori riformisti di Fitto arriverebbero Eva Longo e Ciro Falanga mentre da Gal proverrebbero: i lombardiani Antonio Scavone e Luigi Compagnone, Vincenzo D’Anna (già proclamatosi ‘portavoce’ del gruppo) e Lucio Barani. A lasciare Forza Italia, oltre a Verdini, sarebbe poi il fedelissimo Riccardo Mazzoni. Anche Riccardo Conti, già passato al Misto – dicono – sarebbe dei loro. In bilico vengono considerati Pietro Langella (ora in Ap) e Michelino Davico (anche lui in Gal). Ma un forte pressing è in atto anche sui tosiani.

Dentro Forza Italia, tuttavia, la convinzione è che i numeri siano molto più ballerini di quanto Verdini non abbia millantato. Si ragiona anche sulla tempistica, dal momento che alle viste non c’è nessun voto in cui sia utile andare in soccorso del governo, con le riforme ormai slittate a settembre. Ma ci sarebbe più di una motivazione dietro questa “fretta”. Tra queste, una cena (di certo non la prima) che il senatore toscano avrebbe avuto ieri sera con Luca Lotti, potente braccio destro di Matteo Renzi. Ma anche il timore che la campagna “riacquisti” di Berlusconi potesse andare a buon fine. D’altra parte le argomentazioni del Cavaliere sono già risultate abbastanza convincenti a far tornare all’ovile Riccardo Villari e Domenico Auricchio al Senato e Giuseppe Galati e Saverio Romano alla Camera.

In fondo si tratta della terza scissione subita dall’ex premier solo in questa legislatura, dopo quella di Alfano e Fitto. Non a caso, l’ordine di scuderia dato del leader azzurro ai suoi è quello di non commentare assolutamente l’addio dell’ex coordinatore, anche perché la speranza è quella di “tentare” qualcun’altro. Si saprà presto chi avrà avuto ragione: la deadline fissata da Verdini per la nascita della sua creatura è la settimana prossima.