Renzi preme l’acceleratore delle riforme. “E referendum tra un anno”

E Finocchiaro insiste: "Vediamo, ma perchè impiccarsi sulle date?"

LUG 2, 2015 -

Roma, 2 lug. (askanews) – Matteo Renzi preme l’acceleratore per le riforme costituzionali. Governo e maggioranza puntano ad ottenere il via libera da parte del Senato prima della pausa estiva della Camera alta, che dovrebbe concludere i lavori il 7 di agosto. Ma si tratta di un percorso tutt’altro che scontato per la determinazione delle opposizioni, e quello che potrebbe profilarsi è l’avvio di un nuovo braccio di ferro, tanto all’interno della maggioranza, per le divergenze nel Pd, quanto al suo esterno. Una prima avvisaglia giunge non a caso proprio dalla commissionione Affari costituzionali del Senato, che ha anticipato a questa mattina alle 8,30 l’ufficio di presidenza convocato inizialmente per le 14, proprio in vista di possibili contestazioni alla proposta di incardinamento del ddl Boschi. A consigliare l’anticipo sarebbe stata l’opportunità di dare più tempo all’ufficio di presidenza per discutere sulla proposta e sulla successiva programmazione dei lavori, consentendo eventualmente di aggiornarsi nel pomeriggio.Ma dalla maggioranza la linea è chiara. A dare il via libera a quello che si profila come un vero e proprio fuoco di fila è stato lo stesso premier, Matteo Renzi, che ieri da Berlino, in conferenza stampa, ha messo il punto: “La data chiave è il giugno 2016: puntiamo a fare il referendum nel giugno del 2016”. Subito supportato dai fedelissimi, a cominciare dal presidente della commissione Istruzione del Senato, Andrea Marcucci, che oggi in un tweet ha ribadito tempi e date di riferimento.Si tratta di un pressing che crea nervosismo e alza la tensione in un ambito dove le frizioni non mancano. Ad esserne ben consapevole è la presidente della commissione, Anna Finocchiaro, che non a caso tenta di gettare acqua sul fuoco. “Non vedo la necessità di insistere sulle date. Perchè impiccarsi?” ha insistito, dopo che già mercoledì aveva dichiarato esplicitamente di “auspicare per la commissione la possibilità di lavorare con calma. Non si tratta di andare alle calende greche, ma dico no a scadenze giugulatorie”. E sull’effettiva possibilità di un via libera al ddl per l’inizio di agosto, ha risposto: “Vedremo, vedremo. In realtà si tratta di esaminare solo una ventina di modifiche, non di rimettere mano a tutto il testo. Io guardo alla sostanza del provvedimento”.“Finocchiaro fa la presidente di commissione, e fa bene restare terza, nella ricerca di un accordo tra i gruppi di cui è garante – ha ammesso dal canto suo il senatore dem, Giorgio Tonini -. Noi però come maggioranza insistiamo per un via libera al ddl per agosto, che è la condizione necessaria perchè il referendum si possa fare entro la prima metà del 2016. Se si scavalla agosto, si va oltre anche con il referendum”.Il punto dunque è prettamente politico: attiene alla capacità di trovare un accordo in particolare sui punti più delicati e contestati del provvedimento, a cominciare dalle modalità di elezione dei componenti del nuovo Senato, alle competenze di Palazzo Madama, che nella versione della Camera appaiono molto indebolite, secondo le opposizioni. Non a caso sono i punti indicati da Finocchiaro come preminenti nell’esame e nella discussione.Oggi dunque si riunisce l’ufficio di presidenza della commissione: se la proposta di incardinamento non verrà approvata all’unanimità dovrà passare al vaglio e al voto della commissione plenaria, insieme al calendario dei lavori, che partirà da una serie di audizioni. Sui tempi deciderà soprattutto l’accordo politico che andrà trovato su altri tavoli.Red