Governo cerca intesa al Senato, ma per aula pensa a fiducia

Si lavora a ridurre emendamenti: ok a modifiche, no a decreto

GIU 17, 2015 -

Roma, 17 giu. (askanews) – Sei giorni per uscire dal rompicapo che la riforma della scuola sta diventando per il governo. Il presidente della commissione Istruzione, Andrea Marcucci, senatore renziano, accoglie la richiesta che i relatori del provvedimento avanzano nell’ufficio di presidenza: più tempo per tentare di sfrondare i circa 3 mila emendamenti alla “buona scuola”. Così la seduta della settima commissione di Palazzo Madama, dove i numeri per la maggioranza non sono affatto rassicuranti – 15 senatori, compresi i due critici della minoranza Pd, Walter Tocci e Corradino Mineo, contro 12 dell’opposizione – viene rinviata a martedì prossimo alle 10.

L’idea è quella lanciata ieri dal premier Matteo Renzi: se diminuiscono gli emendamenti si fa ancora in tempo a mettere in pista la riforma e a portare in cattedra a settembre i 100 mila insegnanti a cui il disegno di legge ha promesso l’immissione in ruolo. Altrimenti le assunzioni saltano. Si cerca l’accordo, dunque, mentre le opposizioni attaccano: è “un vergognoso ricatto”, sostengono Loredana De Petris e Alessia Petraglia di Sel.

Dalla minoranza Pd l’offerta di pace resta quella di scorporare le assunzioni dal resto della riforma. Lo ricorda anche oggi Walter Tocci, pronto a “ritirare” subito i suoi emendamenti a patto che le assunzioni dei precari vengano messe nella strada sicura e veloce del decreto legge. Poi “a luglio”, dopo la conferenza annunciata dallo stesso Renzi, si discuterà della riforma. Ma la maggioranza di questa separazione dei destini non vuole sentire parlare: “Si può discutere su tutto, non ci sono argomenti tabù – spiega un senatore di maggioranza – ma non possono chiederci di snaturare il progetto che abbiamo presentato. Lasciamo perdere il decreto, parliamo di tutto il resto”.

Il governo, spiega una fonte di maggioranza, farà “il tutto per tutto” per riuscire ad arrivare in commissione martedì con un numero ridotto di emendamenti che consenta di approvare “nel giro di uno-due giorni” il testo in commissione. Sono 334 gli emendamenti del Pd e 152 quelli di Area Popolare, 620 quelli del Movimento cinque stelle, 529 quelli di Sel solo per citare la parte più grossa. Se il gioco riesce, con i tempi strettissimi che restano, la strada può essere solo una: mettere la fiducia in aula e incassare il via libera al Senato. Poi un passaggio lampo con testo blindatissimo alla Camera e il varo della riforma entro il 30 giugno. Termine massimo, si spiega, perché la riforma sia a regime a settembre, anche se dal ministero sono già state fatte presenti alcune difficoltà logistiche nel recepire in così breve tempo le novità.