Lettera Bindi a Pd: io offesa, ristabilite verità. Partito glissa

Presidente Antimafia aveva scritto per Direzione di lunedì scorso

GIU 10, 2015 -

Roma, 10 giu. (askanews) – L’affondo di Vincenzo De Luca in direzione Rosy Bindi lo aveva ampiamente previsto, la presidente della commissione Antimafia sapeva bene che il neo-presidente della Campania avrebbe usato il parlamentino Pd per ribadire la propria versione dei fatti e le proprie accuse per la vicenda della lista degli impresentabili alle Regionali, e per questo aveva provato a prendere delle contromisure. In particolare, Rosy Bindi – che stasera in commissione Antimafia ricostruirà tutta la vicenda – aveva scritto ai vertici del Pd chiedendo di dare voce alle sue ragioni in Direzione, visto che lei non fa parte dell’organo. Richiesta inascoltata, però, perché la sua lettera è rimasta nei cassetti dei tanti destinatari a cui era stata inviata, nonostante De Luca, come previsto, abbia a lungo detto la sua.

La Bindi si era rivolta a Matteo Renzi, ma non solo. La sua lettera era stata inviata anche ai vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, a Luigi Zanda e Ettore Rosato (capogruppo al Senato e vice-capogruppo alla Camera), al presidente del partito Matteo Orfini, ai vicepresidenti del partito Matteo Ricci e Sandra Zampa e al capogruppo Pd in commissione Antimafia Franco Mirabelli.

“In questi giorni – si legge nella lettera della Bindi – sono proseguite accuse infondate alla verifica delle candidature svolta dalla Commissione Antimafia. Non faccio parte della Direzione e poiché non posso escludere che anche questa sera si torni con argomenti imprecisi e senza la conoscenza dei fatti a delegittimare il lavoro della Commissione, affido a voi, con questa breve nota, il compito di difendere la correttezza e l’imparzialità del mio operato e dell’Istituzione parlamentare che rappresento”.

“Abbiamo operato nel rispetto delle regole – conclude la Bindi dopo un’articolata ricostruzione dei fatti – assolvendo i compiti che ci sono assegnati dalla legge, senza alcuna strumentalità politica. Alla luce di queste puntuali informazioni, rinnovo al mio partito la richiesta di ristabilire la verità dei fatti e riscattare la mia dignità. Le offese di cui sono stata oggetto non fanno bene né al Pd né all’istituzione che rappresento. Il Pd può invece essere orgoglioso di avere una presidente dell’Antimafia che serve le istituzioni, rispetta le regole e non le usa per ciniche e vergognose convenienze di parte che le sono state ingiustamente attribuite”.

Richiesta che, però, non è stata esaudita, visto che la lettera non è stata letta in Direzione.