Grillo-show a Roma: ironia su Mattarella, veleno su Boldrini

"Chi ha votato Pd, se non è pentito, è colluso"

MAG 7, 2015 -

Roma, 7 mag. (askanews) – Beppe Grillo torna a vestire i panni del leader politico, a modo suo, interpretando in piazza Montecitorio una vera e propria gag per le telecamere al sit-in dei parlamentari a 5 stelle. L’occasione è la nuova ondata di sanzioni decisa dalla presidenza della Camera a carico dei deputati stellati, oltre seicento giorni di sospensione per i disordini del febbraio scorso. I suoi gridano “onestà, onestà!”, lui li rimbrotta: “Ma come si fa, perché siete diventati così, non si possono gridare queste cose lì dentro, ha ragione la Boldrini, quella figlia di… donna onesta”. Il Parlamento è diventato “un luogo pericoloso”, avverte, dove “stanno massacrando la democrazia”.

Al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non riserva, per ora, le invettive durissime che ha spesso lanciato contro il suo predecessore Giorgio Napolitano, ma ironizza sulla promulgazione dell’Italicum, della quale si dice stupito: “Ha firmato in silenzio, con una velocità incredibile. E’ un uomo fantastico…”. Non crede al taglio dei vitalizi (parola che “mi fa orrore”, dice) ai parlamentari condannati. La delibera è stata limata, il M5s non la appoggia considerandola troppo morbida, “e domani scriveranno che noi siamo contro il taglio dei vitalizi”, commenta Grillo. Prova ad approfittare della difficoltà del Pd sul terreno della riforma della scuola, assumendo una posizione molto netta: “I cinquecento milioni che si danno alla scuola privata io li depisterei sulla scuola pubblica”, spiega. E gli insegnanti “devono essere pagati bene”, magari facendo finanziare la cultura “da chi la distrugge: dagli spot, dalla pubblicità, che insinua comportamenti sbagliati, da quelli che vendono bava, parlano di mondi che non esistono”.

Il comico genovese da Roma lancia un appello ai suoi a partecipare alla marcia Perugia-Assisi sul reddito di cittadinanza, in programma sabato. Ma soprattutto lancia il segnale del suo impegno nella campagna elettorale delle regionali, ora che tutti i sondaggi segnalano una risalita della popolarità del suo movimento. Lui minimizza l’importanza della scadenza: “Non ho mai aspettative su nulla”, dice, e comunque “le Regioni si potrebbero anche abolire” oppure “accorparle in macroregioni”. Tuttavia l’interesse per la competizione elettorale c’è eccome, e lo stesso Grillo lascia trapelare la sua consueta incredulità per i successi finora limitati del Movimento, citando fra quanti non vogliono il cambiamento i milioni di pensionati e di impiegati pubblici, oltre alle migliaia di imprese che beneficiano del sistema degli appalti pubblici: “C’è chi galleggia sulla crisi”, accusa. E “chi non è pentito” di aver votato il Pd “è colluso”.

Ai guai altrui riserva poche parole, Civati uscito dal Pd si guadagna un laconico commento: “Sono mezze calze”. Intanto in giornata si apprende che nemmeno il terzo tentativo di eleggere il presidente del gruppo parlamentare M5S alla Camera è andato a buon fine: Federico D’Incà ha preso 40 voti, Giorgio Sorial 29, il quorum necessario è 46. Non è un ruolo visibile come quello del capogruppo-portavoce, che ruota ogni tre mesi (ma tra i 5 stelle c’è chi pensa di portarlo a sei), ma il presidente del gruppo ha poteri di amministrazione e rappresentanza legale. E nonostante le tante espulsioni, evidentemente, ancora l’unità interna non è stata raggiunta davvero.