Il giurista Scaccia: ok Renzi, meglio Senato eletto, ma nuovo iter

Se rappresentativi più legittimati a legiferare e più efficaci

APR 17, 2015 -

Roma, 17 apr. (askanews) – “La scelta di superare l’elezione indiretta del nuovo Senato segnerebbe un passo in avanti dal punto di vista della maggiore rappresentatività e democraticità” ma “per rendere elettivi i senatori bisogna fare riferimento alle norme e all’elettorato, un passaggio così non può esserte affidato all’interpretazione perciò servirebbe una modifica testuale”. Lo dice Gino Scaccia, professore ordinario di Diritto Pubblico all’Università di Teramo e all’Università Luiss. Ma forse l’apertura di Matteo Renzi alla minoranza del Pd, osserva Scaccia, “è un ballon d’essai” se davvero richiedesse “un nuovo passaggio di revisione costituzionale”.

Il professor Scaccia è stato tra i costituzionalisti ascoltati alla Camera e al Senato durante le audizioni sulla riforma del bicameralismo e della legge elettorale e già in quell’occasione espresse le sue perplessità sul progetto targato Renzi-Boschi: “I miei dubbi derivano da questo: se il Senato partecipa alla legislazione e l’ultima versione approvata alla Camera ne amplia ulteriormente i poteri, allora non si capisce che ci fanno lì dentro i membri dei Comuni che sono soggetti che non fanno parte della comunità nazionale ma locale. Avrei visto con favore intanto un Senato espressione autentica delle rappresentanze territoriali in dialettica con il centro, così le regioni diventavano parte del processo legislativo, ancora meglio se eletti, perchè saranno portatori degli interessi regionali con il surplus della rappresentatività”. Se così non fosse osserva il costituzionalista “c’è il rischio che questo Senato diventi un dopolavoro per i presidenti delle regioni e i membri dei consigli regionali e che non sia nelle condizioni materiali per operare con efficacia”.

Scaccia osserva anche che nel progetto voluto dal governo la stella polare era quella del “contenimento dei costi della politica” e dunque che si volesse “evitare di dover pagare ai senatori un’indennità aggiuntiva. Se l’obiettivo politico era essenzialmente quello – spiega – l’elezione diretta popolare lo pregiudica, certo si possono stabilire di eleggere dei consiglieri che poi vanno al Senato, ma sarebbe una scelta del tutto eccentrica perchè o il senatore viene scelto liberamente e non in un elenco già scritto oppure si adotta il modello tedesco che prevede la designazione da parte delle giunte regionali, che è una filosofia completamente diversa”.

“Se si viene eletti direttamente – osserva il costituzionalista – si rappresenta la popolazione di quel territorio, se eletti dai consigli regionali si rappresenta l’istituzione territoriale non la popolazione, un riflesso importante è che quell’organo non è pienamente partecipe della sovranità popolare e perciò qualcuno aveva sollevato il dubbio partecipasse alla revisione della Costituzione. Se invece i senatori vengono eletti dal popolo non c’è nessun dubbio che siano legittimati a riformare la Costituzione”.