Minoranza Pd verso no a Italicum al gruppo con Renzi

Ma non c'è accordo su come comportarsi in commissione e aula

APR 13, 2015 -

Roma, 13 apr. (askanews) – Mercoledì sera, probabilmente, le minoranze Pd si muoveranno compatte alla riunione del gruppo della Camera con Matteo Renzi, ma sarà dopo che cominceranno i guai per gli oppositori del premier. Renzi ha convocato la riunione di mercoledì per avere un pronunciamento formale del gruppo sull’Italicum, un voto che vincoli i deputati democratici in commissione e in aula, e ha lasciato senza risposta l’appello di Roberto Speranza e di un’ottantina di deputati di Area riformista affinché la riforma venisse corretta ancora. “Siamo stati disponibili – commenta sconsolato un esponente della minoranza – ma Renzi non ha fatto alcuna apertura. A questo punto, almeno al gruppo, non potremo che far emergere il nostro dissenso, con un voto contro direi”. Il problema, però, viene quando si tratta di decidere come comportarsi dopo: per qualcuno, ci si deve semplicemente adeguare alla linea della maggioranza, a patto che Renzi rinunci alla fiducia; altri sostengono che si debba comunque fare la battaglia degli emendamenti, magari cercando la sponda di M5s, Sel e Fi.

Non solo, ma anche sulla strategia degli emendamenti ci sono diverse linee: alcuni, come Cesare Damiano, vorrebbero presentare un solo emendamento, quello che chiede di dare più spazio ai parlamentari eletti con le preferenze, riducendo la quota eletta con il meccanismo dei capilista. Altri, come Alfredo D’Attorre, Pippo Civati, Rosy Bindi, sono dell’idea che si debbano presentare più emendamenti, compresi quelli che chiedono di consentire di fare coalizioni tra il primo e il secondo turno, meccanismo che potrebbe attrarre i voti di Fi.

Soprattutto, è diversa la strategia di fondo: parte di Area riformista ritiene che, una volta messo agli atti il dissenso con il voto al gruppo di mercoledì sera, ci si debba di fatto allineare alla scelta della maggioranza e qualcuno addirittura ipotizza che sarebbe bene evitare del tutto gli emendamenti: “L’obiettivo non deve essere giocare di sponda con M5s nel voto segreto, la nostra battaglia si deve svolgere nella lealtà”, afferma uno dei più moderati. I ‘duri’, però, chiedono che si possa giocare a tutto campo, cercando le convergenze possibili nel voto segreto.

E’ qui che si gioca la partita della fiducia, ipotizzata pubblicamente sia da Renzi che dalla Boschi. Il premier vuole fare bene i conti, perché non intende cadere sull’Italicum. La fiducia non verrà messa solo se ci sarà la certezza che la riforma passerà, nonostante le convergenze della minoranza Pd con Sel, M5s e pezzi di Fi. Proprio per questo Renzi, in ogni caso, intende porre una ‘fiducia politica’ sulla riforma, come già fatto in direzione Pd: il voto è cruciale, dirà il premier, e se l’Italicum saltasse la legislatura sarebbe compromessa. Nel voto segreto Renzi dovrebbe poter contare sul soccorso dei deputati vicini a Denis Verdini. Si vedrà se questo basterà ad evitare la fiducia vera e propria.