Lupi: mai fatto pressioni per far avere lavoro a mio figlio

"Potevo chiamare io i Perotti, non l'ho fatto"

MAR 20, 2015 -

Roma, 20 mar. (askanews) – “Non ho mai fatto pressioni con chicchessia per procurare lavoro a mio figlio”. Lo ribadisce il ministro Maurizio Lupi, in aula a Montecitorio per l’informativa sull’inchiesta di Firenze. La telefonata a Incalza, per Lupi, va spiegata così: “L’intercettazione documenta che ho proposto a mio figlio, come farebbe qualsiasi padre, la possibilità di fargli incontrare una persona di grande esperienza per consigliarlo sulla scelta da fare”, aggiunge Lupi.

E per rafforzare questa lettura aggiunge: “La decisione di Incalza di chiamare Perotti non può essermi addebitata. Conosco Perotti da anni, che bisogno avrei avuto di chiedere a Incalza di intercecedere per lui? Se avessi voluto, avrei potuto farlo io. E non l’ho mai fatto”. Ancora: “Credo sia evidente e inverosimile che un amico di famiglia da 40 anni abbia pootuto accreditarsi a me con un vestito”.

Tornando all’assunzione del figlio Luca, Lupi spiega: “Mio figlio lavora in America, ed è stato mandato a San Francisco dal Politecnico di Milano, non da altri. Lì ha fatto la tesi, si è laureato con 110 e lode, poi gli hanno offerto un lavoro. Ha chiesto il permesso di lavoro in America, alla scadenza è tornato in Italia e ha accettato nel frattempo una partita Iva da 1.300 euro netti al mese. Da lunedì sarà di nuovo dipendente della Son, che ha emesso un comunicato per dire perchè lo hanno preso: semplicemente perchè bravo”.

L’ultimo passaggio è sul Rolex regalato da Perotti al figlio: “Io avrei rifiutato un orologio da 10mila euro. I Perotti l’hanno regalato a mio figlio, ben prima della mia nomina a ministro, in un’occasione importante come la laurea. Non gli ho chiesto di restituirlo, se questo è stato un mio errore me ne assumo la responsabilità”.