Renzi prepara riforma: un capo vero, stop a cavilli

Confermato schema specializzazione reti e due newsroom

MAR 11, 2015 -

Roma, 11 mar. (askanews) – “La Rai non è una municipalizzata di provincia, la prima industria culturale italiana non può sottostare a procedure cavillose chilometriche o avere l’incubo della Corte dei Conti”. E’ l’incipit di un documento all’esame di Palazzo Chigi sulla riforma della Rai, che domani inizierà ad essere discussa in Consiglio dei ministri. L’obiettivo di Matteo Renzi è dunque avere alla guida dell’azienza “un capo”, “un responsabile che possa decidere”. Superando dunque la situazione attuale, in cui il Dg scelto dal governo è sottoposto al vaglio stringente su ogni misura dal Cda di nomina parlamentare, e poi al controllo della Corte dei Conti.

Lo schema verso cui ci si orienta è invece quello manageriale tipico di una Spa: amministratore delegato forte e regole del codice civile. Con l’obiettivo, recita lo stesso documento secondo quanto riferito da fonti parlamentari, di valorizzare le “creatività e professionalità” dell’azienda: “Abbiamo le carte in regola per gareggiare con i grandi network a livello mondiale, per entrare nei mercati internazionali delle produzioni di eccellenza, per esportare all’estero le fiction che raccontano l’Italia, ma deve essere messa nelle condizioni di farlo”.

Atteso che l’Ad sarà sciolto dai “lacci e lacciuoli” attuali, il punto ancora da chiarire è se si sceglierà il modello del Consiglio d’Amministrazione o quello duale del Consiglio di Sorveglianza. E poi, a cascata, come sarà nominato l’organismo (CdA o CdS). In ogni caso, si legge nel documento, “non servono architetture barocche o la creazione di qualche sofisticata ingegneria che complichi ancora di più le cose. Serve una guida manageriale vera, come quella di ogni grande player internazionale”. Se si sceglierà la strada del Cda, difficile escludere completamente il Parlamento dalla scelta almeno di una parte dei componenti, in virtù di una sentenza della Consulta, un’ipotesi probabile è che si vada verso un modello misto: in parte il Parlamento, in parte dal governo. Se si andasse sul modello duale, invece, le ipotesi allo studio vedono la partecipazione dei lavoratori e del territorio, magari l’Anci.

Quanto all’organizzazione interna dell’azienda, nelle riunioni con i parlamentari Pd sarebbe emersa “una piena adesione al piano news della Rai, con la creazione delle due newsroom”, peraltro “passato all’unanimità dalla commissione di Vigilanza”. Confermata anche l’impostazione di specializzazione tematica delle tre reti principali, con una rete generalista, una per l’innovazione, sperimentazione e nuovi linguaggi, e una a carattere più spiccatamente culturale, più di servizio pubblico, preferibilmente senza pubblicità.