Mattarella, arbitro imparziale che guarda ai problemi del Paese

Soluzione difficoltà passa attraverso rispetto Costituzione

FEB 3, 2015 -

(di Francesco Del Vecchio Berlingieri)

Roma, 3 feb. (askanews) – Un arbitro imparziale, che chiede l’aiuto dei giocatori (la politica) per gestire nel migliore dei modi la partita. E’ questo il senso del discorso di insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, svolto oggi davanti le Camere riunite. Un intervento (sedici cartelle e mezzo lette in trenta minuti) poco politico e poco programmatico (questo spetta a chi governa) ma rivolto molto al sociale, ai cittadini e alle loro difficoltà. Il Capo dello Stato ha sostenuto che osservare la Costituzione e applicare i suoi dettami giorno per giorno – cosa di cui si farà garante, ha assicurato – rappresenta la strada per “affermare la libertà e affermare e diffondere un forte senso della legalità”. Un richiamo puntiglioso alla nostra Costituzione, da suo attento ‘guardiano’ attraverso la quale, ha esortato Mattarella, ricostruire l’unità del popolo italiano.

Un discorso che in pratica prende le mosse dalle sue prime parole pronunciate da presidente eletto sabato scorso: “Il mio pensiero – aveva detto – va innanzitutto e soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”. Ecco, quella di oggi è l’esplicitazione di quella unica frase ed è diretta alla pancia degli italiani: ha ricordato, fra l’altro, il diritto allo studio e al lavoro, i diritti dei malati, il concorso leale al pagamento delle tasse, una giustizia rapida, le donne senza discriminazioni, i diritti dei disabili, il sostegno alla famiglia, ma che non è mancato di richiami alle forze politiche. In particolare, ha auspicato il compimento del percorso delle riforme (perché la revisione della Costituzione “rafforza il processo democratico”).

Ma tutto questo passa attraverso l’impegno della politica.Mattarella ha richiamato quindi il Parlamento nel suo insieme a tenere presente – assumendosene la responsabilità – di essere composto da “rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese”. Soprattutto i giovani parlamentari, ha detto Mattarella, devono “dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare”. Perché, ha aggiunto, le Camere non sono l’espressione di interessi particolari e il loro lavoro non deve essere oscurato “dietro polemiche e conflitti”. Un passaggio, critico poi (come i suoi predecessori per altro), sull’uso dei decreti da parte del governo. “Vi è la necessità – ha detto – di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo”.

Non potevano poi mancare i passaggi su mafia e terrorismo internazionale. “La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute”, ha detto, sottolineando come la corruzione abbia “raggiunto un livello inaccettabile”. Ha definito poi “allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove”, che rappresentano un “cancro pervasivo che distrugge speranze”. “Nella lotta alle mafie – ha ricordato cedendo per un attimo alla commozione – abbiamo avuto molti eroi, penso a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste competenti tenaci e una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere verso la comunità”.

Il terrorismo e la sua “sfida sanguinosa”, con “la pratica della violenza in nome della religione”, va condannato e combattuto con “risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali”. La comunità internazionale “deve mettere in campo tutte le sue risorse”, con “fermezza, intelligenza, capacità di discernimento”.

Ancora, Mattarella ha sostenuto la necessità di un rilancio dell’Unione politica europea, che va fatto “senza indugio”. L’Ue, ha aggiunto, “è un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali”.

Sulle forze armate, delle quali è stato ministro in passato, ha sottolineato come siano “sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza”. Non è mancato un riferimento ai due marò Girone e Latorre, per i quali ha chiesto “il massimo impegno” affinché “al più presto si trovi una conclusione positiva con il loro definitivo rientro in Patria”.

Parole insomma, quelle di Mattarella, in continuità con l’azione dei suoi predecessori Ciampi e Napolitano. Entrambi i presidenti emeriti furono impegnati nel rilanciare (e salvaguardare) l’unità del Paese, sollecitando a più riprese la politica a compiere quei passi (a partire dalle riforme) necessari per il bene degli italiani. Sulla stessa lunghezza d’onda il nuovo presidente.

Certo, chiarisce con una “immagine efficace”, nel linguaggio corrente “si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione.All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole.L’arbitro – ha assicurato – deve essere, e sarà, imparziale”. Ma i giocatori, è l’invito che rivolge di fatto alla classe politica, “lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno”.