Domani Napolitano lascia il Quirinale, Grasso supplente

Comunica dimissioni ai vertici istituzionali, poi torna a casa

GEN 13, 2015 -

Roma, 13 gen. (askanews) – Mancano ormai meno di 24 ore alle dimissioni di Giorgio Napolitano da presidente della Repubblica. Dopo settimane di indiscrezioni, di mezzi annunci, di annunci ufficiali (come quello di fine anno), il capo dello Stato lascerà domani il Quirinale, dopo averlo abitato per quasi nove anni.

Come da copione sono queste le ore, i giorni dei saluti, dalle cariche istituzionali ai dipendenti della presidenza della Repubblica ai carabinieri appartenenti al reggimento dei Corazzieri. Il commiato formale si avrà invece domani. A metà mattinata, come consuetudine, il segretario generale del Quirinale Donato Marra si recherà, con la lettera delle dimissioni di Napolitano in tasca, dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per comunicare formalmente la decisione del capo dello Stato. Dopo il rientro del segretario generale a Palazzo, Napolitano, nei tempi che riterrà più opportuni (prevedibilmente nella stessa mattinata), lascerà – dopo che gli saranno stati resi gi onori militari – il Quirinale. Da quel momento sarà un ex capo dello Stato – o meglio un presidente della Repubblica emerito – e un nuovo senatore a vita.

Napolitano, come fatto dalla maggior parte degli ex presidenti all’uscita dal Quirinale, dovrebbe rientrare nel suo appartamento in via dei Serpenti. In un secondo momento si recherà a palazzo Giustiniani, al Senato, dove prenderà possesso del suo nuovo studio, nel quale da tempo ha già fatto trasferire i suoi libri e il suo materiale di studio.

Contemporaneamente a Napolitano si trasferirà a palazzo Giustiniani anche il presidente del Senato Grasso, che assume le funzioni di presidente della Repubblica supplente, la cui sede è appunto nel palazzo senatoriale. Da domani, dal momento delle dimissioni comunicate formalmente attraverso lettera scritta ai tre presidenti, scatteranno i quindici giorni nel corso dei quali la presidente Boldrini dovrà convocare il Parlamento in seduta comune (più i delegati regionali) per eleggere il nuovo capo dello Stato.