Riforme: si riparte dal Senato. I ‘consigli’ di Augusto Barbera

87 5, 1391 -

di Angelo Mina. (askanews) – Roma, 28 mag 2014 – In tema di riforme, l’ultimavolta era al Senato nella Commissione Affari costituzionali,dove il testo base adottato era stato il ddl del governo,anche se con l’intesa di approfondire la questione e diprocedere a modifiche. Al centro -o meglio epicentro- dellediscussioni l’elettivita’ o meno del nuovo Senato al qualeverrebbe tolto il rapporto politico fiduciario verso ilgoverno, riservato al ramo ”politico” rappresentato dallaCamera dei deputati. Da li’ si e’ ripreso il lavoro in Commissione, con unaserie di audizioni di esperti della materia per arrivare adun chiarimento che permetta ai senatori di fare la scelta edi prendere una decisione. L’intervento di maggior rilievo,per il suo carattere organico e particolareggiato, ma ancheper la qualita’ delle argomentazioni e’ quello svolto dalprofessore Augusto Barbera, tra i maggiori costituzionalistiitaliani, che peraltro era stato chiamato anche a fare partedi quel Commissione dei saggi voluta dal governo Letta perpredisporre una sorta di istruttoria da mettere adisposizione del Parlamento. Nel suo intervento Barbera ha in sostanza ”promosso”l’impostazione del ddl del governo relativo al nuovo Senato eal Titolo V della Costituzione, indicando anche i puntideboli e quelli da cambiare assolutamente per evitare nuoviequivoci o ostacoli istituzionali e suggerendo le possibilimodifiche migliorative. Per quanto riguarda la fine delbicameralismo perfetto e il nuovo Senato, ”la soluzioneprogettata dal Governo -spiega Barbera- segue i modelli diquelle democrazie parlamentari che non hanno adottato lascelta monocamerale, facendo della seconda Camera (tranne laCamera dei Lord) la sede della collaborazione all’attivita’legislativa delle autonomie regionali e locali. In tutte legrandi democrazie, infatti, o si e’ adottata una soluzionemonocamerale (i Paesi del Nord Europa o quelli di nuovaindipendenza) o si e’ adottato un bicameralismo ”ineguale”:una sola Camera, di diretta derivazione popolare, concede lafiducia ed e’ affiancata da una Camera espressione deigoverni o delle comunita’ regionali, chiamata a collaborarein varie forma al procedimento legislativo, fermo restandoche sempre l’ultima parola spetta alla Camera che esprime larappresentanza nazionale”. Questo testo, sottolinea Barbera, ”puo’ porre fineall’anomalia italiana del bicameralismo perfetto. Qualorainvece si dovessero accettare le proposte di elezione direttadel Senato , previste in alcuni progetti, si introdurrebbeun’altra anomalia, tenuto conto che in nessuna democraziaeuropea la seconda Camera e’ eletta direttamente (solo inSpagna una parte dei Senatori e’ eletta direttamente, ma e’soluzione che quella Nazione intende superare a favore di unmodello di tipo tedesco)”.

min/vlm