Riforme: Senato, si media ancora. Influira’ esito elettorale Berlusconi?

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di Angelo Mina.

(askanews) – Roma, 21 mag 2014 – ”Ho fiducia che Forza Italiamanterra’ l’impegno per le riforme costituzionali e la leggeelettorale”. Parole (o speranza?) della ministra per leRiforme, Maria Elena Boschi, durante una manifestazione oggia Napoli. Realisticamente, ha poi aggiunto: ”Vedremo cosasuccedera’ dopo il 26 maggio, ma sono ottimista e comunque lamaggioranza ha i numeri per andare avanti e dare una rispostaai cittadini”.

Poche parole ma di indubbio peso politico: da un lato siafferma che le fibrillazioni di questi giorni sulla questionedelle riforme e’ conseguenza dell’aspro clima elettorale,passato il quale si dovrebbe tornare a ”ragionare”. C’e’poi un’apertura di credito verso Forza Italia e il suo leaderBerlusconi, ma con un avviso chiaro: se vi sfilate noiandiamo avanti lo stesso e i numeri li abbiamo. Il nodo restasempre quello della riforma del Senato, almeno fino a quandonon si dovra’ rimettere mano alla legge elettorale. All’ottimismo della Boschi si e’ aggiunto quello dell’expresidente del Senato, Renato Schifani (Ncd), cheintervenendo anche lui ad una manifestazione elettorale, aBari, ha prospettato una possibile convergenza su un’ipotesiche venga incontro sia alla posizione del governo, contrarioal Senato elettivo, sia a coloro che una forma di elezionecomunque la vogliono. L’ipotesi evocata da Schifani sarebbe una soluzione dimediazione: ”Si sta trovando una idea -ha detto- checonsentira’ a Renzi di dire che i senatori non sono eletti, eai sostenitori delle elezioni, invece, che sono eletti”.

”L’ipotesi su cui si trovera’ consenso”, ha spiegatoSchifani, e’ quella di ”individuare la possibilita’ dielezioni dei senatori nel momento in cui i vengono eletti iconsiglieri regionali. Ogni volta che si vota alle Regioni,ci si candida o per essere consiglieri regionali o in unlistino, eventualmente una lista a parte, perche’ si verrebbeeletti con la distinzione a svolgere il ruolo di senatore”.

Si tratterebbe quindi di quella mediazione che durante ilconfronto piu’ acceso nella Commissione Affari costituzionalidel Senato, era stata delineata da alcuni costituzionalistidurante le audizioni informative organizzate dalla stessaCommissione, in particolare i professori Stefano Ceccanti,Augusto Barbera e Ugo De Siervo, che avevano suggerito ilricorso ai ”listini” alle regionali. ”Sono certo -ha detto ancora Schifani- che subito dopo il25 maggio, il processo di riforma del Senato trovera’ unagiusta accelerazione. Anche perche’ questa legislaturasopravvive solo se fa le grandi riforme. Altrimenti abbiamoperso tutti e ha vinto Grillo. E per noi la vittoria diGrillo e’ la rovina del Paese”. Fin qui, teoricamente, la soluzione parrebbe a portata dimano. Ma nonostante le giustificazioni sul clima elettorale,resta il fatto che sono state dette parole pesanti che pursfrondate dal di piu’ della propaganda corrispondono a realisituazioni politiche di concorrenza (ed anche disopravvivenza). In questo quadro le parole da ”pesare” conmaggiore attenzione sono quelle di Berlusconi. Operazionetradizionalmente non facile perche’ l’ex premier e’ abituatoa cambiare posizione con disinvoltura. Senza voler tentare unfixing delle dichiarazioni di Berlusconi, si puo’ notare cheda una iniziale posizione belligerante e’ passato ad una piu’prudente valutazione, giudicando il raggiungimento del 20%alle Europee come soddisfacente. Contemporaneamente ha smessodi appellare Angelino Alfano come ”traditore” e ”quelsignore”, per sollecitare magari un futuro rassemblement ditutti i moderati, che se restano divisi sono destinati aperdere. Basta questo per comprendere che se Berlusconi vuolecontinuare da solo, l’orizzonte politico e’ quello didiventare con tutta probabilita’ il terzo partito dopo il Pde il M5S di Grillo. E se la legge elettorale dovesse esserel’Italicum (anche senza eventuali modifiche), Forza Italia eBerlusconi sarebbero estromessi dal ballottaggio. Di qui lasemplice considerazione che a destra si deve tornare allapace e tornare anche alla logica del Pdl, magari nondichiarandolo esplicitamente, ma mettendosi tutti insieme percontendere il governo all’odiata sinistra. ”Morale” di tutto questo e’ che una garanzia allaripresa del dialogo sulle riforme, non e’ la tenuta di ForzaItalia come era stata evocata dallo stesso Berlusconi, quantoinvece un suo sensibile indebolimento che solo puo’rafforzare in Berlusconi la presa d’atto che la sola stradache ha davanti per non scomparire politicamente e’ quella diun accordo con le altre destre, a partire da Alfano al qualenon puo’ piu’ chiedere di tornare col cappello in mano. min/vlm