Calcio: Renzi, basta stadi luoghi di impunita’

63 3, 1384 -

(askanews) – Roma, 5 mag 2014 – ”Sabato, e troppe altre voltecome sabato, abbiamo visto lo stadio come un luogodell’impunita’. Sa qual e’ stata la cosa forse piu’sconvolgente? E’ stato vedere i giocatori che andavano aparlare con i capi delle tifoserie”. Lo afferma ilpresidente del Consiglio Matteo Renzi in un colloquio su LaStampa facendo riferimento a quanto accaduto a Roma inoccasione della finale di Coppa Italia. Per Renzi ”non cisono dubbi che questo deve finire. Comportera’ la rottura concerti ambienti delle tifoserie organizzate? Vorra’ dire cheromperemo”.

”Voglio far passare le elezioni – continua – perche’ e’da sciacalli buttarsi su quello che e’ successo quando c’e’un ragazzo che sta male. Non mi interessa prendere voti inquesto modo. Se qualcuno lo vuol fare, lo faccia. Io non cisto. Lascio passare le elezioni, lascio finire il campionatoe poi, tra luglio e agosto, pensiamo a come restituire ilcalcio alle famiglie”.

Sabato sera, dice ancora Renzi, ”allo stadio ci sonoandato da babbo, e ora da babbo sento il dovere di far si’che il calcio possa tornare a essere un gioco, e nonun’occasione di guerra fra bande”. Quando alle strategie daadottare, ”in Inghilterra avevano problemi piu’ grossi dinoi, eppure ce l’hanno fatta. Negli Stati Uniti si perde unafinale per un punto contestato eppure tutto finisce con unagrande festa. Perche’ non ce la dovremmo fare noi?”. Per ilpremier ”e’ necessaria anche la coercizione” sottolineandoche ”in un Paese civile Genny la carogna, con quellamaglietta li’, non sta in curva, sta dentro”. Il presidente del Consiglio riferisce che ”la cosa che hacolpito di piu’ i miei figli non e’ stata il ritardo con cuie’ cominciata la partita. Sono stati i fischi all’innonazionale. Ormai da alcuni anni, diciamo con il presidenteCiampi e poi con Napolitano, nelle scuole l’inno nazionale e’tornato ad avere un’importanza che ai miei tempi era andataperduta. Per i bambini, l’inno e’ una cosa sacra, una cosabella. Me ne rendo conto tutte le volte che vado in visitaalle scuole. Per questo sabato sera i bambini sono rimastiamareggiati nel sentire tanta gente che fischiava. Anch’ioero amareggiato. Qualcuno ci ha detto: andiamo via tutti, nonsi puo’ stare in uno stadio che fischia l’inno della nostrapatria. Ma siamo rimasti, perche’ noi, a quella gente, ilcalcio non glielo lasciamo”.

red-fdv/sam/