Riforme: ddl Quagliariello in Cdm, sollecito fine bicameralismo perfetto

APR 5, 1338 -

di Angelo Mina.

(askanews) – Roma, 20 nov – La fine del bicameralismo perfetto,con una iniziativa legislativa del ministro GaetanoQuagliariello, che ha annunciato la presentazione di unrelativo ddl in Consiglio dei ministri, forse gia’ domani, siconferma il punto centrale da cui partire per qualificare ilprogetto di riforma costituzionale di cui si dovra’ prestooccupare il Comitato per le riforme. ”Presentero’ in Consiglio dei ministri -ha reso noto lostesso ministro Quagliariello- una legge per ladifferenziazione del nostro bicameralismo”. Una legge, haspiegato, ”per fare finire il bicameralismo perfetto,affinche’ il Senato possa diventare la Camera delle Regioni,che sarebbe anche la Camera di compensazione fra legislazioneregionale e nazionale”. Una riforma, ha detto ancora ilministro, ”tanto mancata dopo la riforma del Titolo V (dellaCostituzione, n.d.r.) e insieme a questo la riduzione delnumero dei parlamentari”. Con quest’ultima annotazione Quagliariello si e’implicitamente riferito al crescente numero di casi dicontenzioso tra Regioni e Stato, molti dei quali sono finitiall’esame della Corte Costituzionale, che per questo si e’trovata quasi ingolfata rispetto alla sua normale attivita’.

Secondo quanto si apprende, il progetto di Quagliariellodal punto di vista tecnico punta ad un monocameralismo dalpunto di vista del rapporto politico fiduciario tra governo eParlamento, ovvero un governo che ottiene (o perde) lafiducia solo da parte della Camera dei deputati. E il Senato? Il ddl del ministro prevede un Senatoespressione del territorio, piu’ propriamente delle Regioni(senza escludere un allargamento alla dimensione comunale)tutto sommato simile al Bundesrat tedesco con competenzasulle materie previste (in Costituzione) e con funzione dicamera di compensazione in caso di conflitti diattribuzione.

Secondo indiscrezioni, il ministro, per la composizionedel Senato, tra le ipotesi fatte dalla Commissione dei Saggi,sceglierebbe la contestualita’ delle elezioni regionali perl’elezione dei senatori, il cui numero sarebbe di fattodimezzato rispetto ad oggi. Al Senato, dal punto di vista legislativo, sarebbericonosciuto anche un diritto di richiamo di provvedimenti dilegge varati dalla Camera. Un richiamo qualificato da unquorum che escluda iniziative allo sbando oostruzionistiche.

Alla Camera spetterebbe comunque l’ultima parola. Un ritorno al lavoro comune tra Camera e Senato il progettolo prevede per le leggi di natura costituzionale e direvisione costituzionale, ma anche per quelle che riguardanoi rapporti Stato-Regioni. Visto che fra non molto dovrebbe essere istituito ilComitato per le riforme costituzionali e la legge elettorale,c’e’ da mettere in conto una attrazione al Comitato stesso ditutti i provvedimenti di modifica costituzionale che sonostati depositati. E il ddl di Quagliariello non dovrebbe fareeccezione. Quale allora la valenza da attribuirgli? Fermorestando che se per pura ipotesi il Comitato non prendesse inconsiderazione la fine del bicameralismo paritario, il ddlpotrebbe avere una vita propria (secondo la tradizionaleprocedura di revisione dell’art.138), si puo’ alloraattribuire al ddl una valenza politica e di sollecitazione. In altre parole, il governo, attraverso il ddl,indicherebbe come nodo centrale e prioritario da scioglierela fine del bicameralismo perfetto che a giudizio di tutti icostituzionalisti rappresenta il vero ostacolo per unariforma istituzionale organica per la forma di governo, oltreche per quella parlamentare, ma anche per una efficaceriforma elettorale. In estrema sintesi, il ddl spingerebbe ilnascente Comitato a fare subito una scelta sulla natura dellariforma, se passare, ad esempio, ad un governo del premier(la figura per cosi’ dire ”raccomandata” dai Saggi) o alsemipresidenzialismo, forme costituzionali nuove che ambedueavrebbero tutto da guadagnare in funzionalita’ dalla fine delbicameralismo perfetto. min/vlm