Pdl: Alfano e Fitto, due ore a colloquio. Per ora e’ tregua

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(askanews) – Roma, 24 ott – ”E’ stata una chiacchierata con l’obiettivo dell’unita’ del partito. In questo momento l’unita’ del partito deve essere il valore piu’ importante”. Lo dichiara Raffaele Fitto a conclusione del faccia a faccia durato due ore con Angelino Alfano nello studio collocato nel corridoio della Camera denominato ”dei presidenti”, utilizzato qualche volta da Silvio Berlusconi. L’incontro non e’ riuscito a far trovare l’accordo tra il segretario del Pdl e il leader dei cosiddetti ”lealisti” che punta all’azzeramento delle cariche nel partito e a un congresso della nuova Forza Italia, annunciata piu’ volte da Berlusconi, come sede in cui ridefinire la linea politica e i gruppi dirigenti. Alfano ha confermato il no a questo itinerario, ritenendo che il proprio ruolo di segretario non vada messo in discussione in questa fase. I due, pur facendo appello alla necessita’ dell’unita’ del Pdl, sarebbero quindi rimasti sulle posizioni di partenza. Fitto non avrebbe infatti accettato il richiamo di Alfano a non agitare la bandiera dell’azzeramento delle cariche sostenendo invece che il problema esiste dal momento che il segretario del Pdl e’ ministro degli Interni e vicepremier. In conclusione, i due contendenti avrebbero siglato una fragile tregua in attesa di capire come verra’ modificata la legge di stabilita’ approdata in Parlamento e di verificare cosa accadra’ al Senato in vista del voto dell’Aula sulla decadenza di Berlusconi. Il Pdl insiste per il voto segreto e polemizza con le dichiarazioni fatte da Piero Grasso, presidente del Senato, che non esclude la possibilita’ del voto palese. A spingere verso la tregua nel partito ci pensano infine le notizie le notizie di nuovi procedimenti giudiziari nei confronti del Cavaliere. Nell’incontro si e’ discusso pure di quanto accaduto ieri al Senato, dove si e’ sfiorata la crisi: solo 4 voti hanno permesso di varare il comitato parlamentare per le riforme costituzionali fortissimamente voluto dal premier Enrico Letta e da Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme. I lealisti – accusa l’ala governista del Pdl – hanno voluto dimostrare con le loro assenze in Aula e con l’astensione di 11 senatori che possono far cadere l’esecutivo in qualsiasi momento. Dichiara Roberto Formigoni: ”C’e’ stato un tentativo di far cadere il governo. Senatori del Pdl si sono astenuti senza comunicare nulla al capogruppo. Un comportamento gravissimo e inammissibile. Ora ci vuole un chiarimento forte nel partito”. Ribatte il lealista Gregorio Fontana: ”Molti di noi pensano che la riforma istituzionale non possa andare avanti senza quella sulla giustizia. Questo e’ il motivo dei voti mancanti”. A far risalire la tensione nel Pdl ci pensano le notizie che giungono da Napoli sul rinvio a giudizio di Berlusconi per l’inchiesta sulla compravendita di senatori per far cadere il secondo governo di Romano Prodi. L’ex premier, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe confermato di ritenersi ”accerchiato” e di essere nuovamente tentato di far saltare il banco del governo di larghe intese. A preoccupare Berlusconi sono anche le divisioni all’interno del Pdl che a suo parere lo renderebbero piu’ vulnerabile di fronte alle inchieste della magistratura. Da qui il dito puntato contro i cinque ministri del Pdl, ma anche l’estremo tentativo di favorire l’incontro chiarificatore di ieri sera tra Alfano e Fitto tenendo in caldo pure la possibilita’ di spacchettare il partito tra un’ala piu’ moderata, che potrebbe unificarsi con l’Udc e i popolari di Scelta Civica che hanno deciso di abbandonare il movimento di Mario Monti, e un’altra piu’ radicale – in questo momento capeggiata da Denis Verdini e Sandro Bondi – che si raccoglierebbe nella nuova Forza Italia. Per evitare di rendere pubblici altri contrasti, il Cavaliere ha deciso di rinviare la convocazione dell’Ufficio di presidenza del Pdl. Intanto fanno discutere le parole del ministro Quagliariello nella trasmissione tv ”Matrix”, ribadite ieri sera a ”Otto e mezzo” su La7 pur con qualche leggera attenuazione: ”Se ci sara’ una minaccia per il governo, nascera’ un altro gruppo, anche se mi auguro che cio’ non accada. Ho tutta la determinazione a portare fino in fondo una linea politica”. In una intervista al quotidiano ”Avvenire” il governista Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, ribadisce: ”La crisi di governo e’ una pagina chiusa, archiviata. Tre settimane fa si e’ votata una fiducia al governo Letta e con quel voto si e’ preso un impegno chiaro: attuare il programma e lavorare fino al marzo 2015. Solo in quel momento faremo una verifica insieme e tireremo le somme”. E aggiunge una considerazione che allontana ulteriormente l’ombra della crisi di governo: ”L’equazione decadenza-crisi non c’e’ piu’. Ma per altri la legge Severino non sarebbe stata applicata. O comunque non sarebbe stata applicata cosi’. Con Berlusconi si stanno usando metodi mai usati nella storia di questo Parlamento”. gar/mau