Immigrati: superstiti Lampedusa indagati, dopo il lutto le polemiche

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(askanews) – Roma, 5 ott – Dopo la giornata di lutto nazionale per la tragedia di Lampedusa, costata la vita a circa 300 persone, scoppiano le polemiche. A far discutere sono i tempi dei soccorsi prestati agli immigrati naufragati a poche centinaia di metri dall’isola di Lampedusa, nella notte del 3 ottobre, e l’iscrizione dei 155 superstiti nel registro degli indagati per il reato di clandestinita’. Intanto, il premier francese, Jean-Marc Ayrault, chiede una ”rapida” riunione dei paesi europei sulla gestione delle frontiere marittime alla luce della tragedia che ha colpito Lampedusa. ”E’ importante che i responsabili politici europei ne parlino, e in fretta, insieme. Devono riunirsi per trovare la risposta giusta perche’ – afferma – la compassione non e’ sufficiente”. La Procura di Agrigento, che ha aperto il fascicolo per reato di clandestinita’, sta ascoltando i 155 profughi superstiti. Il leader di Sinistra e liberta’, Nichi Vendola, si dice indignato ”Dopo le parole commosse per le tv, oggi si torna alla normalita’ della Bossi-Fini: i 155 sopravissuti di Lampedusa indagati. Vergogna!”. Ma il procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, spiega che si tratta di ”un atto dovuto, conseguenza della Bossi-Fini voluta da una certa parte politica. E’ un fatto obbligato, per cui questi naufraghi, come tutti i migranti che entrano con queste modalita’ nel territorio italiano, sono denunciati per immigrazione clandestina”. E infatti, come sempre dopo ogni tragedia di migranti in mare, la legge Bossi-Fini divide la politica. Interveniene la presidente della Camera, Laura Boldrini, che oggi, insieme ai membri dell’intergruppo di lavoro sull’immigrazione della Camera, ha visitato Lampedusa: ”Con le misure repressive non risolveremo mai il problema: e’ impensabile che chi fugge da guerre e morte si fermi davanti a delle ipotesi di reato”. Nessuna inchiesta invece e’ stata aperta sui tempi dei soccorsi, dopo alcune testimonianze di volontari che hanno prestato aiuto denunciando pero’ il ritardo della Guardia costiera. Guardia costiera che si difende dicendo di ”aver ricevuto la segnalazione di allarme via radio uhf alle 7” e di essere ”immediatamente intervenuti con le nostre unita’ navali arrivate sul posto del naufragio prima delle 7,20. Abbiamo salvato tutti quelli che erano sparsi in acqua e strappato al mare 155 vite grazie anche alla cooperazione di soggetti privati’. E proprio sui soccorsi prestati dai soggetti privati si apre un altro capitolo di polemica. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva chiesto di rivedere la legge Bossi-Fini ”alla luce di questi ultimi eventi. Va evitato che qualcuno possa incappare nel reato di favoreggiamento se presta soccorso a persone che stanno per morire. Questo mi pare sia essenziale”. Ma per il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, ”non e’ affatto vero quello che afferma il presidente Grasso”, poiche’ ”il comma 2 dell’articolo 12 della Bossi-Fini stabilisce che ‘non costituiscono reato le attivita’ di soccorso e assistenza umanitaria prestate nei confronti degli stranieri in condizione di bisogno”’. E anche Boldrini, nel corso della conferenza stampa a Lampedusa, fa chiarezza, spiegando che ”con il reato di clandestinita’ e’ passata l’idea che soccorrere in mare sia diventato un problema, che puo’ esporre i soccorritori a guai giudiziari. Questo non e’ vero. Se c’e’ un reato, ed e’ quello che esiste, si chiama ‘omissione di soccorso’. La legge del mare e’ basata sul principio del soccorso. Soccorrere e’ un dovere, non soccorrere e’ un reato”. ceg/vlm