Governo: Berlusconi vuole le urne, Letta punta sulla fiducia

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(askanews) – Roma, 1 ott – E’ ”assolutamente irricevibile” la proposta di Silvio Berlusconi di approvare in una settimana legge di stabilita’, annullamento della seconda rata dell’Imu e ritorno dell’Iva al 21% per poi andare quanto prima al voto anticipato. Lo dichiara Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento, nella trasmissione ”Otto e mezzo” su La7, ricordando come sulla legge di stabilita’ ci siano tempi istituzionali da rispettare a livello europeo: ”Ci vuole un minimo di serieta’. Il mondo ci guarda, i mercati ci guardano preoccupati”. Franceschini si dice convinto che il governo continuera’ la sua marcia, dopo che il premier Enrico Letta avra’ posto la questione di fiducia al Senato e alla Camera: ”So per certo che nel Pdl molti si interrogano se scegliere la propria parte o gli interessi dell’Italia”. Ma neppure il ministro per i Rapporti con il Parlamento chiarisce cosa accadra’ domani, quando Letta interverra’ prima a palazzo Madama e poi a Montecitorio. Ci sara’ una mozione di fiducia presentata dal governo? Il Pdl presentera’ una propria mozione di sfiducia? Il dibattito si limitera’ a prendere atto delle dimissioni ”irrevocabili” dei cinque ministri pidiellini? Secondo gli ambienti di palazzo Chigi, Letta punta a poter continuare la propria azione fino alla fine del 2014, quando terminera’ il semestre europeo a presidenza italiana: come affermato nel suo primo discorso programmatico alle Camere, l’obiettivo resta quello di governare per almeno 18 mesi. Ecco perche’ il premier non ha intenzione di formare un esecutivo ”Letta bis” con una maggioranza raccogliticcia, composta da alcuni transfughi di Pdl, M5S piu’ la pattuglia di Sel che conta 7 senatori a palazzo Madama, luogo nevralgico per verificare la tenuta dal governo perche’ a Montecitorio ci sono margini di maggioranza pure senza il Pdl. Il presidente del Consiglio guarda con attenzione a cio’ che accade tra le file pidielline. Nella riunione dei gruppi parlamentari del Pdl di ieri c’e’ stato il solo intervento di Berlusconi. A Fabrizio Cicchitto, che aveva chiesto la parola, non e’ stato concesso di intervenire per spiegare il proprio dissenso sulla linea della rottura della maggioranza di governo scelta dal partito. L’ex premier ha ostentato sicurezza ma non e’ superata la polemica con i cinque ministri costretti alle dimissioni. Dopo la riunione dei gruppi, Angelino Alfano si e’ riunito a palazzo Chigi con Beatrice Lorenzin, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi e Nunzia De Girolamo. Secondo alcune indiscrezioni, avrebbero valutato la possibilita’ di ritirare le proprie dimissioni. Il loro dissenso era stato espresso nel vertice del Pdl che si e’ tenuto a palazzo Grazioli prima della riunione dei gruppi ma il Cavaliere non ne ha tenuto conto. Nel suo intervento ha parlato di ritrovata ”unita’ d’intenti” e di ”polemiche rientrate”: ”I panni sporchi si lavano in casa. Quello che hanno fatto i ministri lo hanno fatto in buona fede ma abbiamo chiarito tutto”. In serata, c’e’ stato un lungo faccia a faccia tra Alfano e Berlusconi che non ha avvicinato le posizioni. I motivi del malessere che serpeggia tra i parlamentari pidiellini lo illustra Cicchitto: ”Per fare quello che il presidente Berlusconi ha proposto, ovvero votare una serie di decreti in una settimana, sarebbe stato opportuno chiedere il ritiro delle dimissioni dei ministri, altrimenti bisognerebbe votare la fiducia al governo”. La tensione resta alta nel Pdl. Tra le ipotesi, c’e’ pure quella di un appoggio esterno all’esecutivo, almeno fino alla fine dell’anno per approvare i provvedimenti economici e attendere la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale, prevista il 3 dicembre, in modo da riformare il Porcellum o – se sara’ ritenuto incostituzionale – tornare al voto con le norme del Mattarellum. Su cio’ che accadra’ nelle prossime ore potrebbe pesare la nuova polemica innescata dalla diffusione, nel corso della trasmissione ”Piazza pultita” su La7, di una telefonata nella quale Berlusconi riferisce che qualcuno gli ha raccontato di un intervento del Capo dello Stato sulla Cassazione per favorire Carlo De Benedetti nella vicenda del Lodo Mondadori. Il Quirinale prende posizione con una nota: ”Quel che sarebbe stato riferito al senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul lodo Mondadori e’ semplicemente un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato”. gar/sam/