Governo: week end decisivo. Prosegue il braccio di ferro Letta-Pdl

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(askanews) – Roma, 28 set – Si apre un week end decisivo per le sorti del governo dopo il tesissimo consiglio dei ministri di ieri sera e l’avvio del chiarimento politico preteso dal presidente del Consiglio con i suoi partner di maggioranza, ancora fermo al muro contro muro. Come in ogni confronto, ancorche’ durissimo, le diplomazie delle due parti sono ovviamente al lavoro per tentare di offrire qualche chance di manovra all’esecutivo, ma gli spazi appaiono ancora molto ristretti. Mentre sullo sfondo le preoccupazioni per le conseguenze di questa crisi di governo si allargano, come conferma la messa in guarda da parte del Fmi, che non nasconde le possibili conseguenze a livello internazionale di un crisi politica italiana sull’evolversi di una crisi economica che ha messo a dura prova le economie mondiali. Il braccio di ferro per mettere nell’angolo l’avversario prosegue, dunque, con il capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani che questa mattina propone al premier di anticipare a lunedi’ mattina la richiesta della fiducia al Parlamento (politicamente potrebbe bastare incassare il via libera di una sola Camera, ndr) per poi convocare immediatamente un consiglio dei ministri per bloccare l’aumento delle aliquote Iva. Immediata la replica del presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, che ribadisce come il chiarimento sia gia’ stato fissato per martedi’ e liquida come ”strumentale” ogni tentativo di accelerazione dei tempi. Tempi che comunque scandiscono senza elasticita’ i confini della trattativa: l’aumento delle aliquote Iva e’ stato congelato fino a lunedi’, per scattare a partire da martedi’ primo ottobre. E l’Iva e’ solo il primo passo di un pacchetto di provvedimenti volti a riportare nel rispetto dei parametri imposti dalla Ue i bilanci del nostro Paese e a introdurre passi concreti per avviare il rilancio economico e non vanificre i tanti sacrifici degli italiani e del Paese. Il muro contro muro vede contrapposti il capo del governo e il Presidente della Repubblica da un lato, oramai giunti a posizioni inusitatamente perentorie, volte a un definitivo chiarimento politico e assunzione di responsabilita’. Dall’altro Berlusconi a capo del suo partito e del suo elettorato, oltre che dei suoi parlamentari ‘dimissionari’. Da un lato la bandiera della difesa degli interessi del Paese e del suo rilancio economico, dall’altro quella della difesa dei diritti dei cittadini davanti a una giustizia malata. E dietro molto di piu’, le profonde divisioni interne dei due partiti, il Pd agitato dalle sue correnti, il Pdl messo alle strette dalla scelta ultimativa, ”un errore madornale” per dirla con le parole di Carlo Giovanardi, delle dimissioni di massa da parlamentari per una difesa senza quartiere del presidente Silvio Berlusconi. Gli spiragli entro cui cercare una difficile via d’uscita, in un quadro cosi’ radicato, sono quantomai stretti. A cercarli appare soprattutto il Pdl, stretto nella mossa delle dimissioni, che non a caso Fabrizio Cicchitto si affanna a ricordare essere state consegnate ”nelle mani dei capigruppo non dei presidenti delle due Camere” a sottolineare che non si tratta di un passo definitivo. Ieri sera il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi ha ripetutamente invitato ad aspettare ”quello che ci dira’ Letta”, mentre il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, il primo a dichiarare apertamente e senza remore la propria contrarieta’ alle dimissioni dal Parlamento e la propria disponibilita’ a votare la fiducia al governo Letta, sembra guidare un partito delle ‘colombe’ che conta ufficialmente solo pochi deputati e senatori ma che ufficiosamente raccoglie consensi estremamente piu’ ampi. njb