Cile: riferimento della lotta per la liberta’ di intere generazioni

AGO 1, 1312 -

(askanews) – Roma, 10 set – Due fatti di politica internazionale hanno segnato nel profondo le coscienze dei giovani tra gli anni ’60 e gli anni ’70 del Novecento: il Vietnam ed il Cile. Frutto, il primo, della prova di forza tra le grandi potenze protagoniste della Guerra Fredda ed il secondo della politica Usa del ”’cortile di casa”, indotta a tollerare se non a sostenere governi dittatoriali purche’ allineati agli interessi geo-politici di Washington. Dopo i cortei per la pace nel Vietnam alla fine degli anni ’60, con una significativa partecipazione accanto ai giovani, alla sinistra, del mondo cattolico, a segnare una tappa importante nella maturazione della coscienza democratica giovanile dei paesi occidentali fu la mobilitazione per l’isolamento della Giunta militare che prese il potere in Cile l’11 settembre del 1973 (una data, l’11, oscurata poi nel 2001, dal drammatico attacco terroristico alle Torri gemelle di New York). Ne’ la drammatica vicenda Argentina delle migliaia di ‘desaparecidos’, ne’ il colpo di stato militare in Uruguay avvenuto pochi mesi prima suscitarono lo spontaneo movimento di solidarieta’ presente in Europa e soprattutto in Italia che, per la prima volta nella sua storia, derogo’ alla riserva posta alla Convenzione internazionale sui rifugiati che limitava l’accoglienza ai soli provenienti dai Paesi europei, per allargarla ai rifugiati cileni (la seconda volta avvenne nel 1979, con la missione della nave militare Andrea Doria, per i ‘boat people’ vietnamiti). L’azione diplomatica e di solidarieta’ concreta posta in essere dall’Italia e’ nota per ricordarla qui, e ando’ dall’accoglienza del gruppo musicale degli ”Inti Illimani’, in tourne’ in quel momento nel nostro Paese, sino a quella concessa a personalita’ come Bernardo Leighton (vice presidente della Repubblica con Frey), contro il quale e contro la moglie del quale si scateno’ la furia omicida dei servizi segreti cileni di Pinochet, in piena Roma, a Jose’ Antonio Viera Gallo e ad Antonio Leal, poi presidenti, entrambi, della Camera dei Deputati cilena una volta riconquistata la liberta’. A stupire fu la circostanza che, a differenza di quanto avvenuto in altri paesi dell’America Latina, il Cile, nella sua storia statuale, ben antecedente a quella dell’Italia unita, mai aveva conosciuto un intervento militare, rappresentando, anzi, un riferimento importante per la ricchezza della sua vita culturale e politica. La memorialistica ci ha consegnato le responsabilita’ nella vicenda di Henry Kissinger e dell’amministrazione Usa repubblicana di quegli anni e delle stesse societa’ multinazionali americane, colpite dalla politica economica del governo di Unidad Popular del presidente Allende. A poco vale la circostanza che a favorire le condizioni di uno scontro frontale abbiano contribuito ingenuita’, estremismi e scelte errate delle variegate forze che concorrevano alla coalizione di governo: l’attacco delle forze armate cilene al proprio popolo fu di una violenza senza precedenti. La lezione drammatica appresa fu che, quando si lacerano gli elementi di convivenza democratica tra le forze popolari, poteri reazionari ed oscuri sono pronti a cogliere l’occasione per drammatici passi indietro. Fu una lezione cosi’ pesante da spingere il segretario del Partito comunista italiano, Enrico Berlinguer, una forza in piena espansione in quegli anni, ad ipotizzare un percorso, quello del ‘compromesso storico’, assai affine alla elaborazione compiuta, sull’altro fronte, dal leader della Dc, Aldo Moro, per una fase di trasformazione della democrazia italiana: una fase interrotta proprio dal drammatico assassinio dell’esponente democratico-cristiano da parte delle Brigate Rosse. Il Cile rappresenta, anche, un caso importante in cui la comunita’ internazionale ha giocato un ruolo per il ritorno alla democrazia: il plebiscito voluto dalla Giunta militare nel 1988 sotto la pressione internazionale, quasi una formalita’ per confermare Pinochet alla guida del Paese per altri otto anni, si trasformo’ in un formidabile autogoal, che costrinse i generali alla resa ed all’avvio di un percorso costituzionale per il ritorno alla democrazia. Oggi passano altrove i confini della lotta per la democrazia e la liberta’ dell’uomo, per il rispetto dei diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita, quindi il diritto a vivere in pace. E’ il viaggio dell’eterna contraddizione che le diverse fasi storiche propongono a popoli tra loro lontani eppure legati da destini comuni. La lezione del Cile provoco’ l’uscita dall’innocenza per un’intera generazione alla quale tocco’ il dovere della resistenza e della lotta alla tirannide: un compito non esaurito oggi nel mondo. dir/