Cile: quel ”compromesso storico” di Berlinguer nato dal ‘golpe’

27 1, 1312 -

(askanews) – Roma, 10 set – Il colpo di stato in Cile dell’11settembre 1973 suscito’ forte impressione in tutti gliambienti democratici mondiali ed ebbe ripercussioni sullariflessione della sinistra italiana.

Eletto segretario del Pci il 13 marzo 1972, EnricoBerlinguer, proprio a partire dal Cile da’ la sua impronta alpartito gia’ a fine 1973, con tre saggi pubblicati dalsettimanale Rinascita (28 settembre, 5 e 12 ottobre) chefanno i conti con il golpe che ha deposto il presidentesocialista Salvador Allende, delineando la strategia del”compromesso storico”. Il giudizio di Berlinguer e’ molto preoccupato sulle sceltedegli Stati Uniti che sembrano, con il sostegno al generaleAugusto Pinochet, voler forzare la ”coesistenza pacifica”che fino a quel momento ha caratterizzato la ”guerrafredda” tra Washington e Mosca. ”Gli avvenimenti cileni sono stati e sono vissuti come undramma da milioni di uomini sparsi in tutti i continenti. Sie’ avvertito e si avverte – scrive Berlinguer – che si trattadi un fatto di portata mondiale, che non solo suscitasentimenti di esecrazione verso i responsabili del golpereazionario e dei massacri di massa, e di solidarieta’ perchi ne e’ vittima e vi resiste, ma che propone interrogativii quali appassionano i combattenti della democrazia in ogniPaese”.

I primi due saggi sono titolati ”Imperialismo e coesistenzaalla luce dei fatti cileni” e ”Via democratica e violenzareazionaria” ma e’ nel terzo, ”Alleanze sociali eschieramenti politici”, che Berlinguer concentra le sueproposte per la politica italiana. ”Abbiamo constatato chela via democratica non e’ ne’ rettilinea, ne’ indolore. Piu’in generale – scrive il segretario comunista – il cammino delmovimento operaio, quali che siano le forme di lotta, non e’stato mai ne’ puo’ essere una ascesa ininterrotta. La viademocratica al socialismo e’ una trasformazione progressiva -che in Italia si puo’ realizzare nell’ambito dellaCostituzione antifascista – dell’intera struttura economica esociale, dei valori e delle idee guida della nazione, delsistema di potere e del blocco di forze sociali in cui essosi esprime”. Il leader del Pci collega la proposta di ”compromessostorico” alla cultura politica del ”partito nuovo” diPalmiro Togliatti: ”Se e’ vero che una politica dirinnovamento democratico puo’ realizzarsi solo se e’sostenuta dalla grande maggioranza della popolazione, neconsegue la necessita’ non soltanto di una politica di larghealleanze sociali ma anche di un determinato sistema dirapporti politici, tale che favorisca una convergenza e unacollaborazione tra tutte le forze democratiche e popolari,fino alla realizzazione fra di esse di una alleanzapolitica”. Berlinguer, dopo altri passaggi analitici del suoragionamento, e’ ancora piu’ esplicito: ”Sarebbe del tuttoillusorio pensare che, anche se i partiti e le forze disinistra riuscissero a raggiungere il 51% dei voti e dellarappresentanza parlamentare (cosa che segnerebbe, di per se’,un grande passo avanti nei rapporti di forza tra i partiti inItalia), questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l’operadi un governo che fosse l’espressione di tale 51%. Eccoperche’ noi parliamo non di una alternativa di sinistra ma diuna alternativa democratica, e cioe’ della prospettivapolitica di una collaborazione e di una intesa delle forzepopolari di ispirazione comunista e socialista con le forzepopolari di ispirazione cattolica, oltre che con formazionidi altro orientamento democratico”.

Per proporre il ”compromesso storico”, sostiene Berlinguer,va rinnovata l’analisi sulla Dc: ”Noi abbiamo sempre avutoben presente il legame tra la Dc e i gruppi dominanti dellaborghesia e il loro peso rilevante, e in certi momentideterminante, sulla politica della Dc. Ma nella Dc e attornoad essa si raccolgono anche altre forze e interessi economicie sociali, da quelli di varie categorie del ceto medio sino aquelli, assai consistenti soprattutto in alcune regioni ezone del paese, di strati popolari, di contadini, di giovani,di donne e anche di operai”. Nella rilettura dei saggi di Berlinguer del 1973 colpisce loscarso spazio dedicato al Psi, per altro non ancora guidatodal conflittuale Bettino Craxi che scalzera’ Francesco DeMartino dalla segreteria nel 1976. La proposta berlinguerianadi ”patto” e ”compromesso” e’ interamente rivolta allaDc. La proposta politica di ”compromesso storico” non fupercio’ apprezzata dal Psi e dai movimentipost-sessantottini. Incontro’ invece l’interesse di AldoMoro, lo statista democristiano che andava riflettendo sullapossibilita’ di una ”terza fase” della politica italiananella quale potesse realizzarsi processualmente unaalternanza alla guida dei governi nel quadro di unademocrazia compiuta che superasse la ”conventio adexcludendum” nei confronti del Pci.

Il ”compromesso storico” avra’ una parziale realizzazionenei governi di ”solidarieta’ nazionale” – monocoloridemocristiani appoggiati dall’astensione di Pci, Psi, Psdi,Pri – che restarono in carica dal 29 luglio 1976 all’11 marzo1978 guidati da Giulio Andreotti. Nelle elezioni politichedel 20 giugno 1976 il Pci aveva ottenuto il 34,4%, la Dc il38,7%. Il rapimento di Moro avvenuto il 16 marzo 1978,proprio il giorno in cui la Camera avrebbe dovuto votare lafiducia a un nuovo esecutivo sempre guidato da Andreotti macon il Pci perplesso nel proseguire con l’astensione, e lasuccessiva uccisione dello statista da parte delle Brigaterosse (9 maggio), stroncano definitivamente ogni idea di”compromesso storico”. gar/sat