Legge elettorale: ”Letta ha troppa fretta”, i paletti del Pdl

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(askanews) – Roma, 20 ago – Nel suo intervento al Meeting di Cl a Rimini, il premier Enrico Letta aveva ribadito che tra gli impegni dell’esecutivo c’e’ quello di nuove norme elettorali: ”Dal 1* settembre in commissione si discuta della legge elettorale per approvare una riforma a ottobre”. Ma Renato Schifani, capogruppo del Pdl al Senato, ieri presente al Meeting, mette dei paletti sul percorso che dovrebbe portare al superamento del Porcellum: ”Sulla legge elettorale posso condividere la fretta di Letta, se si riferisce al recepimento dei rilievi della Corte costituzionale, altrimenti non comprendo le motivazioni di questa fretta. Comunque non ci sono margini di avvicinamento. Tra Pd e Pdl le distanze rimangono” (l’ex presidente del Senato fa riferimento al pronunciamento della Consulta che si riunira’ il prossimo 3 dicembre per esprimersi sulla costituzionalita’ delle norme elettorali in vigore, in particolare per quanto riguarda le modalita’ del premio di maggioranza e la mancanza del voto di preferenza). Schifani ricorda la posizione del Pdl: ”Per noi, la legge elettorale nuova deve seguire le riforme istituzionali. Altrimenti non comprendo la fretta per la riforma. E preferisco non comprendere altre motivazioni che non mi piacciono, come quella di fare una nuova legge elettorale per andare a votare subito. Noi siamo per le cose lineari e per mettere in sicurezza l’attuale legge. Intanto diciamo no al ritorno del Mattarellum”. La possibilita’ di un ritorno alle norme precedenti al Porcellum (25% di eletti con il sistema proporzionale alla Camera e 75% di eletti in collegi uninominali) e’ scartata anche dal Pd. Favorire il bipolarismo non appare piu’ un obiettivo da perseguire neppure da parte del partito di Guglielmo Epifani, mentre le candidature di genere (un uomo, una donna) non sarebbero tecnicamente compatibili con un sistema elettorale basato sui collegi. Letta deve fare i conti non solo con i distinguo del Pdl. E’ polemica sulla legge elettorale nel Pd. A riaccenderla ci pensa Roberto Giachetti, renziano, vicepresidente della Camera, che accusa Anna Finocchiaro, sua compagna di partito, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato di aver ”praticamente scippato alla Camera l’avvio della discussione della riforma elettorale” con un atto che e’ ”una furbata di sapore vecchio consociativo”. Spiega Giachetti: ”La scelta puo’ apparire un fatto marginale e invece vedrete che avra’ un peso non indifferente sul piano politico perche’ partire dal Senato (dove come noto i numeri del Pd sono ben diversi dalla Camera) significa inevitabilmente condizionare la riforma ”ponte’ all’accordo col Pdl”. L’esponente del Pd chiede al segretario Epifani la convocazione urgente della Direzione del partito ai primi di settembre per fissare una linea comune sulla riforma elettorale. Alcuni deputati renziani si sono dichiarati d’accordo con il vicepresidente della Camera. Replica Finocchiaro: ”Ricordo agli esponenti del Pdl e a tutte le forze politiche che il Senato ha votato la procedura d’urgenza per la discussione sulla legge elettorale che deve sostituire il Porcellum. Bene ha fatto il presidente del Consiglio a sottolineare la necessita’ di affrontare con urgenza la questione per mettere in sicurezza il Paese dal rischio di tornare al voto con il Porcellum, testo che, ricordo, il Pd non ha mai votato”. Dagli ambienti del gruppo Pd al Senato si fa notare inoltre che le obiezioni di Giachetti sul fatto che la discussione riparta da palazzo Madama possono essere capovolte: solo se c’e’ un accordo in quella sede, dove il Pdl e’ piu’ forte, si puo’ prevedere che l’intesa tenga anche alla Camera. Dietro le quinte, ci si confronta tra Pd e Pdl a partire da una proposta del piddino Luciano Violante, membro della commissione per le riforme istituzionali nominata da Letta. L’ex presidente della Camera l’ ha spiegata in una intervista a ”l’Unita”’ dello scorso 10 agosto: ”Io vedo un sistema elettorale proporzionale con un voto di preferenza e il secondo voto con la preferenza di genere, per garantire una adeguata presenza femminile in Parlamento. Sbarramento al 5% per tutti, cosi’ da evitare che i partiti-scheggia condizionino la vita parlamentare. E premio di maggioranza per chi raggiunge il 40-45%”. Secondo Violante, si renderebbe necessario un ”ballottaggio tra il primo e il secondo (partito o coalizione), se nessuno raggiunge quel traguardo”. Per quanto riguarda il Senato (nodo da sciogliere per una riforma in tempi brevi), i seggi verrebbero attribuiti in base ai voti ottenuti sull’ intero territorio nazionale e non piu’ su base regionale, in modo da favorire lo stesso tipo di risultato sia alla Camera sia al Senato (il ballottaggio, secondo lo schema di Violante, potrebbe esserci anche per un solo ramo del Parlamento). Nei giorni scorsi aveva preso posizione Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme, affermando che ”non si possono sciogliere le Camere prima che la Corte costituzionale si sia pronunciata sulla legittimita’ della legge elettorale, ossia prima del 3 dicembre”. gar/lus/bra