Universita’: Regioni, ritirare da ‘Dl Fare’ emendamento diritto studio

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(askanews) – Roma, 23 lug – ”E’ da ritirare l’emendamento suldiritto allo studio universitario approvato dalla Camera deiDeputati all’interno del decreto del fare”.

Lo scrive in una nota Stella Targetti, coordinatrice dellaCommissione istruzione, lavoro e ricerca della Conferenzadelle Regioni, spiegando una posizione condivisa dagliassessori regionali al diritto allo studio universitario, peri quali ”il diritto alla studio non puo’ ridursi a unbancomat”.

”Il problema – afferma Targetti – sara’ sicuramente postoall’attenzione della Conferenza delle Regioni, in quanto lenuove norme introdotte indeboliscono il sistema del dirittoallo studio universitario oltre ad invadere la competenzaesclusiva delle Regioni in materia. Infatti – proseguel’assessore – il possibile sdoppiamento di competenzecomportera’ solo confusione tra due distinti sistemi didiritto allo studio, quello ‘ministeriale’ e l’altro’regionale’. Si crea cosi’ anche un doppio canale difinanziamento del diritto allo studio, illudendo che ci sianopiu’ risorse quando in realta’ ce ne sarebbero meno”.

”Questo articolo – spiega la Targetti – prevedel’istituzione di un ‘Programma nazionale di sostegno allostudio degli studenti capaci e meritevoli’, in pratica sipropone un nuovo canale di finanziamento del diritto allostudio che si aggiungerebbe a quello gia’ esistente e chepresenta forti criticita’ sia dal punto di vista normativoche finanziario”.

Secondo la rappresentante degli assessori regionaliall’Istruzione, infatti, ”il nuovo canale di diritto allostudio abbozzato nel ‘decreto del fare’ viene, invece,finanziato con una quota del Fondo di finanziamento ordinariospettante alle universita’ per una cifra pari a 274 milionidi euro”. Cosi’, prosegue Targetti ”si ottiene un doppioeffetto negativo: da una parte si toglie alle universita’ unaparte dell’Ffo appena e faticosamente riconquistato,dall’altra si sancisce la deresponsabilizzazione finanziariadello Stato in materia di Dsu”.

All’opposto Targetti conclude che ”il diritto allo studionon puo’ ridursi ad un bancomat, cioe’ alla sola erogazionemonetaria delle borse di studio, ma si tratta di un sistemadi servizi ed investimenti (alloggi, mense, strutturededicate) che le Regioni portano avanti da anni, anche confondi propri, per garantire che il diritto allo studio sia uneffettivo diritto di cittadinanza per tutti gli studenti”.

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