Governo: Napolitano lo blinda su Shalabayeva, non ci sono alternative

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(askanews) – Roma, 19 lug – Il governo Letta non ha alternative e non ci sono casi kazaki o Cassazioni varie che possano bloccare il suo lavoro, che ha come obiettivo quello di rilanciare il Paese e tirarlo fuori dalle secche della crisi economica dandogli nel contempo un nuovo volto istituzionale. Giorgio Napolitano, Enrico Letta e Silvio Berlusconi (si’, anche lui) – sia pure con modi e parole diversi – ribadiscono da tempo questo concetto, invitando il fronte politico ad andare oltre le polemiche di giornata e gli scontri interni ai partiti, a partire dall’ormai cronico subbuglio nel Pd. Anche perche’ Presidente della Repubblica, premier ed ex premier sono consapevoli come la corda si stia tirando troppo e una delle continue mine che il governo trova sulla sua strada (occasionali o messe ad arte) prima o poi potrebbe esplodere con drammatiche conseguenze per il Paese. Certo, nessuna fa nulla per nulla e Berlusconi in particolare ha assunto questo profilo in conseguenza di una ben definita strategia in attesa dell’udienza di fine mese della Corte di Cassazione nell’ambito del processo Mediaset. Ma l’effetto comunque e’ quello di non scaldare gli animi (su Imu e Iva, sulla giustizia), cercando anzi di stemperare le polemiche. Il governo questa mattina si trova ad affrontare al Senato la vicenda Shalabayeva. Letta – senza dubbio richiamando tutti alla necessaria stabilita’ del governo per poter proseguire il suo lavoro – interverra’ nell’ambito della discussione sulla mozione di sfiducia presentata da M5S nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano, accusato nella migliore delle ipotesi di aver gestito male la frettolosa espulsione dall’Italia della moglie e della figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. La vigilia dell’appuntamento di oggi non lasciava presagire nulla di buono, con il Pd spaccato e orientato in una sua parte (i renziani ma non solo) ad affiancare i grillini nel voto a favore della mozione. Ma grazie al lavoro del segretario Guglielmo Epifani e del ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini – comunque fortemente critici nei confronti di Alfano e forse, in altre condizioni, pronti a chiederne la testa – il gruppo dei senatori Pd sembra essere stato ricondotto, con 7 astensioni, sulla linea governista del no alla sfiducia. E’ bene pero’ essere cauti perche’ il Pd ha insegnato come anche decisioni prese formalmente all’unanimita’ o a grande maggioranza possano poi, al momento del voto, non essere piu’ tali prevalendo logiche correntizie, giochi precongressuali, scontri personali. Basti ricordare quanto accaduto sulla candidatura di Romano Prodi al Quirinale, accettata all’unanimita’ dai gruppi parlamentari Pd e poi impallinata da 101 franchi tiratori nel segreto dell’urna. Oggi – a meno di un clamoroso passo indietro (in queste ore sempre sollecitato dai Democratici) del titolare del Viminale, dichiaratosi sempre estraneo alla vicenda e in questo sostenuto dal premier, e che renderebbe inutile il passaggio parlamentare – non dovrebbe essere cosi’, anche perche’ significherebbe contravvenire in modo plateale alla sollecitazione a far andare avanti il governo arrivata ieri dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un intervento, quello del Presidente della Repubblica, nato proprio dalla consapevolezza dei rischi a cui potrebbe andare incontro il Paese se dovesse prevalere la logica dello scontro. Letta deve ”andare avanti”, sono le parole pronunciate da Napolitano durante la cerimonia di consegna del Ventaglio da parte della Stampa parlamentare, perche’ se viene messa ”a repentaglio la continuita’ di questo governo i contraccolpi a nostro danno, nelle relazioni internazionali e nei mercati finanziari, si vedrebbero subito e potrebbero risultare irrecuperabili”. Napolitano ritiene ”indispensabile nell’interesse generale proseguire nella realizzazione degli impegni del governo”, sottolineando l’importanza del ”cronoprogramma di 18 mesi gia’ partito in Parlamento”. Quello che arriva dal Capo dello Stato e’ un monito ai partiti della maggioranza. ”Non ci si avventuri a creare vuoti – dice – a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di cio’ che la realta’ politica ha reso obbligato e sottovalutando le conseguenze che cio’ avrebbe sul Paese”. E invita ”coloro che lavorano su ipotesi fumose e arbitrarie a non contare su decisioni che spetterebbero al presidente della Repubblica”. Un messaggio evidentissimo a Pd e Pdl e a quanti, all’interno dei due partiti, non escluderebbero l’ipotesi e l’opportunita’ di una crisi di governo. Un messaggio che molti hanno letto rivolto anche a quella parte dei Democratici (i renziani?) che nelle ultime ore ha ventilato l’idea di appoggiare la mozione di sfiducia. Napolitano insiste sul senso di responsabilita’ di tutti anche perche’, lascia intendere, Alfano e’ stato piu’ che altro vittima della sua stessa struttura. E ”una storia inaudita” la vicenda Shalabayeva, rileva Napolitano sottolineando la ”precipitosa espulsione dall’Italia della madre Kazaka e della sua bambina, sulla base di una reticente e distorsiva rappresentazione del caso e di pressioni e interferenze”. Il governo ha ”opportunamente deciso” di sanzionare i comportamenti di alcuni funzionari che, nota, ”hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorita’ politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose”, notando inoltre come ”anche (ma non solo) per dei ministri e’ assai delicato e azzardato evocare responsabilita’ ‘oggettive”’. Insomma governo blindato e assolto sul caso Kazakistan. Il Pdl dal canto suo, confortato dalle parole di Napolitano, ribadisce che il partito e’ ”compatto nel sostegno al ministro Alfano”. Insomma per Berlusconi il problema sembra essere superato e puo’ ora rivolgere tutta la sua attenzione a come arrivare, con quale strategia giuridica, all’appuntamento in Cassazione del prossimo 30 luglio. Nel Pd, detto della decisione di votare contro la sfiducia ad Alfano, le acque non sono pero’ tranquille. Ad agitarle, una volta di piu’, ci pensa il sindaco di Firenze Matteo Renzi impegnato nella sua scalata al partito. In una lunga intervista ieri sera (dalle 21 ad oltre la mezzanotte) a ‘Bersaglio mobile’ di Enrico Mentana, su La7, Renzi innanzitutto ha chiarito i termini della sua candidatura alla segreteria del Pd: ”Se ci sono le primarie aperte mi candido, se non saranno aperte non mi candido”. Comunque, ”io non mollo, ora aspetto le regole”. Il sindaco di Firenze critica il Pd e chi, all’interno del partito, vuole sfruttare la sua immagine. ”Vinco io se non ci sono loro. Non puo’ funzionare che candidano uno, un utile idiota che porta voti, e poi governano loro, non esiste! Mi chiamano solo in campagna elettorale e poi mi dicono vattene. Basta! Da domani non esisto piu’ per loro”. Sulla vicenda Shalabayeva Renzi attacca il ministro dell’Interno. ”Se Alfano sapeva – rileva – ha mentito e questo e’ un piccolo problema. Se non sapeva e’ anche peggio”. Comunque, aggiunge, ”se si e’ sbagliato qualcuno si assuma la responsabilita”’. Parlando del governo Renzi afferma che ”e’ evidente che stia vivendo una fase un po’ difficile, ma spero che non diventi il governo del rinviare e non si parli di quanto durera”’. In ogni caso, annuncia, ”da domani non entro piu’ nella discussione, cosi’ non ci sono alibi”. Comunque, ”se domattina (oggi – ndr) crolla Letta, se va giu’ per il caso del kazako o altro, io non mi rendo disponibile, non credo che nessuno lo sia, penso sia difficile. Io ritengo che o passi da un consenso popolare o non sei credibile”. Sul ”rottamatore’ interviene l’ex premier Massimo D’Alema, secondo il quale ”Renzi e’ un patrimonio da difendere, non da sprecare. E’ mia personale opinione che la personalita’ meglio in grado di coalizzare le speranze” del centrosinistra ”e’ Renzi”. Pero’ ”ritengo che sarebbe un errore se volesse fare il segretario del partito: non lo appoggerei. Alla guida di un centrosinistra rinnovato invece sarebbe ragionevole”. fdv/mau