Kazakistan: Letta in bilico, i dubbi del Pd. Procaccini, Alfano sapeva

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(askanews) – Roma, 17 lug – Governo sempre piu’ in bilico, con il premier Enrico Letta che tenta di mandare messaggi rassicuranti alla sua maggioranza, sconcertata per il caso di Alma Shalabayeva, ed in particolare al Pd, in imbarazzo e in pratica senza sapere cosa fare di fronte alla vicenda dell’espulsione dall’Italia della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Caso del quale il ministro dell’Interno Angelino Alfano dice di essere del tutto all’oscuro. Ma ”’il ministro sapeva”, afferma dal canto suo Giuseppe Procaccini, ex capo gabinetto di Alfano, dimessosi ieri. Letta, da ieri in missione a Londra (oggi incontrera’ il premier britannico David Cameron), rassicura la City londinese, invitando gli investitori stranieri a non avere paura di venire in Italia. ”Non ho dubbi che il governo andra’ avanti e superera’ questi ostacoli”, dice facendo evidente riferimento al caso kazako e alle questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi, passando per le fibrillazioni generate dagli insulti rivolti dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli al ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge. ”Sono ottimista sulla stabilita’ dell’Italia”, aggiunge lasciando intendere di avere sotto controllo la situazione. Ma cosi’ questa volta non e’ e forse per la prima volta – dal suo insediamento e dopo aver superato (sia pure parzialmente, momentaneamente) scogli quali la richiesta di abolizione dell’Imu e il blocco dell’aumento dell’Iva nonche’ la decisione della Corte di Cassazione di anticipare l’udienza sul caso Mediaset (che ha come imputato Silvio Berlusconi) – aleggia forte sul suo governo lo spettro della crisi. Perche’ gli scricchiolii della coalizione questa volta arrivano non dal Pdl ma direttamente dal suo partito, il Pd, e vanno oltre le ormai consuete (e per un certo senso previste) dichiarazioni non concilianti di Matteo Renzi. Comunque, sul Corriere della Sera di oggi, Silvio Berlusconi avverte e nello stesso tempo tenta di tranquillizzare il premier. Innanzitutto, di fronte a ipotesi di dimissioni del titolare del Viminale, dice che ”Angelino non si tocca” perche’ ”il problema e’ dei burocrati”. Comunque, assicura, ”il governo non cadra’, l’Italia ha problemi ben piu’ seri”. L’informativa al Parlamento (concordata con Letta) fatta ieri dal ministro dell’Interno sul caso di Alma Shalabayeva, illustrando la relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa, non ha raggiunto evidentemente lo scopo. Tempestivita’, trasparenza e immediate decisioni conseguenti erano i messaggi che il governo voleva mandare all’esterno, dando un segno di discontinuita’ rispetto a vicende – di analoghe ambiguita’ e rilevanza politica – del passato. E sostenere con forza, nello stesso tempo, come non fosse a conoscenza della vicenda. Ma cosi’ non e’ stato. A parte gli scontati attacchi dell’opposizione (che chiede a gran voce le dimissioni di Alfano perche’ non poteva non sapere quanto stava accadendo, alla fine dello scorso mese di maggio, alla donna kazaka e a sua figlia) ieri Alfano ha si’ incassato il totale appoggio del suo partito ma ha anche dovuto registrare le cautele, le perplessita’ di Pd e Scelta Civica, che si riservano di valutare piu’ approfonditamente quanto accertato da Pansa. E soprattutto, e’ quello che emerge in tutta evidenza, se sia vero che il governo, ma in particolare il suo ministro dell’Interno, fosse realmente all’oscuro di tutto, come sostenuto ieri davanti a senatori e deputati.dallo stesso Alfano. Per altro questa mattina, su molti quotidiani, ci sono dichiarazioni del capo di gabinetto di Alfano, Giuseppe Procaccini che ieri si e’ dimesso dall’incarico. ”Io – assicura Procaccini – informai il ministro. Alfano mi disse di incontrare l’ambasciatore kazako, venuta a parlare della ricerca di un latitante. Mi sento offeso”. Molti deputati del Pd – non solo quelli da sempre contrari all’accordo di governo con Berlusconi e per i quali il caso Shalabayeva rappresenta una ulteriore occasione per tentare di rovesciare il tavolo delle larghe intese – hanno considerato poco chiarificatore l’intervento del ministro. Al Senato e alla Camera per il Pd sono intervenuti, dopo l’informativa di Alfano, Claudio Martini ed Emanuele Fiano. Cautela e preoccupazione da parte di entrambi. ”Prendiamo atto, ma ci riserviamo un approfondimento”, dice Martini. ”Ci studieremo la relazione e valuteremo”, aggiunge Fiano che comunque segnala ”anomalie e criticita”’ nella relazione del vicepremier e non si mostra convinto del fatto che siano stati individuati i veri responsabili dell’incidente. Un atteggiamento che lascia intendere quale sia l’imbarazzo del Partito democratico, che probabilmente in altre condizioni avrebbe gia’ firmato una mozione di sfiducia nei confronti dell’ex Guardasigilli chiedendone le dimissioni. Ma oggi e’al governo con il partito del ministro dell’Interno e non e’ facile, soprattutto per i ‘governisti’, decidere cosa fare. Nulla esclude pero’, e’ il ragionamento fatto da molti, che da a qui a venerdi’, quando si discuteranno al Senato le mozioni di sfiducia verso Alfano presentate da M5S e SEL, emergano altre circostanze che rendano chiaro il coinvolgimento del titolare del Viminale nella vicenda, facilitando cosi’ la bocciatura del ministro anche da parte dei suoi alleati. Comunque i senatori del Pd si dovrebbero riunire oggi in assemblea per discutere del caso Shalabayeva. Alla riunione, cui partecipera’ anche il segretario Guglielmo Epifani, sara’ valutata l’informativa di Alfano. In queste ore Letta, seppure a Londra, non puo’ evidentemente fare a meno di studiare piani alternativi nel caso l’attuale – la difesa senza se e senza ma dell’operato di Alfano – dovesse essere smentito dai fatti. Il premier si sarebbe sentito con Silvio Berlusconi al quale avrebbe prospettato la possibilita’ che il ministro rimetta le deleghe rimanendo pero’ vicepresidente del Consiglio. Una soluzione che permetterebbe al Pdl di avere sempre nel governo, e ai livelli piu’ alti, il suo segretario e nello stesso tempo potrebbe servire a tentare di spegnere il fuoco delle polemiche, soprattutto all’interno dei Democratici. Ma potrebbe non essere sufficiente ( non accettato, come detto dallo stesso ex premier), anche se e’ chiaro che insistere (come strumentalmente fanno l’opposizione e una parte del Pd) sulle dimissioni di Alfano avrebbe come ovvia conseguenza la morte dell’esecutivo Letta. Un obiettivo, quest’ultimo, che sembra essere sempre piu’ quello di Renzi. Il sindaco di Firenze ha ieri chiamato in causa il premier, chiedendogli di andare in aula e prendere posizione su Alfano. Una richiesta per nulla conciliante, che mette – consapevolmente, senza ombra di dubbio – in difficolta’ Letta perche’ gli si chiede, ancora una volta, di mettere in discussione l’alleanza con il Pdl. Sul sindaco di Firenze e’ intervenuto Epifani. Certo, il punto di partenza e’ che ”se Alfano sapeva si deve dimettere” ma questo deve essere prima chiarito. E che il governo delle larghe intese rimane sempre indigesto. Ma in un intervento a Repubblica Tv, Epifani commenta le frasi di Renzi sulla durata del governo. ”Il problema – dice – e’ se il governo riesce a fare quelle cose che Letta in Parlamento ha detto di voler fare. Ci si riesce, se non ci sono ostacoli ogni giorno”. Letta, aggiunge, ”si e’ dato un orizzonte temporale, corrispondente al tempo necessario per fare le riforme. Li’ sara’ la verifica”. fdv/