Riforme: i Saggi entrano nel labirinto della legge elettorale

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(askanews) – Roma, 16 lug – La riunione di ieri dei Saggi dellaCommissione incaricata del lavoro istruttorio per le riformeistituzionali ha segnato un punto di svolta: per la primavolta si e’ verificato l’incrocio tra l’esame della forma digoverno da adottare, con il tema della legge elettorale. Inun certo senso si puo’ dire che la riflessione sulla forma digoverno si e’ data una maggiore concretezza, uscendo dalleterre della dottrina dell’architettura costituzionale peraffrontare il (prosaico) realismo della politica. In altreparole i Saggi sono entrati nel complicato labirinto politicodella legge elettorale: un labirinto che fino ad oggi hafatto perdere al proprio interno molti e generosi tentatividi aprirlo ad una riforma che liberi il sistema politico,quindi l’Italia che e’ la vera prigioniera.

Purtroppo all’interno dei saggi non si e’ realizzata unaunita’ di intenti, visto che si sono delineate tre posizioniche rappresentano altrettante forme istituzionali di governoe perfino di Repubblica. Intendiamoci, il confronto nellaCommissione per quanto riguarda il clima e la qualita’ delleargomentazioni e’ solo un lontanissimo parente di quelconfronto-scontro politico fatto di interventi perentori,anche sgarbati e perfino infiorettati di insulti evolgarita” magari frutto di incompetenze. Non potrebbeessere altrimenti, visto che siamo tra raffinati gourmet deldiritto costituzionale, accademici e politici di lungo corsoche pure hanno le loro opinioni che espongono e difendonotenacemente. E’ quello che e’ emerso ieri.

Un primo gruppo, che si era proposto in modo coeso anchenella precedente riunione, e’ quello dei semipresidenzialistiche ispirandosi al modello francese propongono una modificapiu’ profonda della seconda parte della Costituzione persbloccare il sistema politico con una forma di ”democraziadecidente” che esca dal parlamentarismo tipico dell’attualeCarta costituzionale, che e’ il frutto dell’esperienzapolitica, istituzionale e storica succeduta al fascismo ealla guerra mondiale. I promotori di questa riformasemipresidenziale sembrano accogliere l’obiezione deiparlamentaristi sui poteri del presidente, che in Francia nefanno un dominus, aprendo -pare di capire- ad un presidenteche non e’ capo dell’esecutivo e in particolare dellagiustizia per salvaguardare l’autonomia della magistraturatipica della tradizione costituzionale italiana.

Il secondo gruppo -decisamente piu’ frammentato- e’ quellodei parlamentaristi che trovano una voce di riferimento inValerio Onida che ha proposto una visione in chiave dicorrettivi dell’attuale sistema da conservare nel suoimpianto proporzionalista. In questo filone c’e’ anche chi haproposto di non mutare schemi istituzionali (se non per unadifferenziazione del processo legislativo delle Camere) e dipuntare semplicemente ad una legge elettorale a doppio turnodi collegio.

Tra le due parti si e’ proposta la mediazione di LucianoViolante che presupponendo un governo del premier ha indicatola strada di uno spareggio elettorale tra i primi due, ma nondi collegio bensi’ a livello nazionale. In sostanza unariedizione di quel lodo D’Alimonte che era stato propostoalla fine della precedente legislatura come ultima spiaggianella impossibilita’ di cancellare il Porcellum. In questomodo, fece osservare il prof. D’Alimonte, con un ballottaggiosi legittimerebbe una maggioranza di governo sottraendola aidubbi di costituzionalita’ di un premio in seggi che ilPorcellum riserva a chi arriva primo, anche con sogliedecisamente molto basse di consensi.

A questo punto sono intervenuti esponenti del primo gruppoche hanno fatto osservare che in questo modo si aprirebbe lastrada verso un premierato forte che per funzionare -comeinsegna la dottrina, ma anche la prassi di vari paesi-avrebbe bisogno di un deciso potenziamento dei poteri delpremier, come la nomina e la revoca dei ministri, ma anchequel potere di scioglimento del Parlamento che e’ stato alcentro dei dibattiti della Bicamerale (relatore fu EnzoCheli, presente anche oggi nella Commissione) e chepresuppone un equilibrato sistema di pesi e contrappesicostituzionali, a partire dalle forme di controllo e digaranzia.

Quale strada sara’ scelta? Al momento e’ molto probabilela definizione di due proposte: una semipresidenziale el’altra del governo del premier (piu’ o meno forte). Chequesta possa essere la conclusione lo suggerisce lo stessocarattere istruttorio della Commissione, di servizio perl’organo parlamentare (di diritto costituzionale)rappresentato dal Comitato dei 52 gia’ votato al Senato e cheora passa all’approvazione della Camera.

Occorre infine tener presente (e i Saggi lo sannobenissimo) che un labirinto che si rispetti ha il suoMinotauro. In questo caso il mostro sarebbe quella forzafrenatrice che nella Commissione ha espressione nobile ecivile nei difensori dell’impianto proporzionale eparlamentarista tradizionale, ma che nel mondo politico e inParlamento sarebbe interpretato da una ”palude” ispiratanon a interessi di ingegneria costituzionale ma ai propri ealle proprie fazioni contrarie ad ogni cambiamento che riducail loro potere.

min/mau