Governo: Letta avanti ma sempre piu’ stretto tra Imu e riforme

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(askanews) – Roma, 9 lug – Imu e riforme. Continuano ad esserequesti i capitoli piu’ delicati nell’agenda del governoLetta. Capitoli di enorme valenza politica, oltre che diassoluta importanza per i cittadini (si parla del taglio diuna tassa e delle nuove regole attraverso le quali debbonofunzionare le nostre istituzioni), sui quali la maggioranzacontinua a confrontarsi al proprio interno a volte in manieramolto accesa. Parlare di confronto in effetti e’ riduttivoperche’ e’ di tutta evidenza come – in maniera platealesull’imposta sugli immobili e piu’ sottotraccia, ma non perquesto meno ruvido, sulle riforme istituzionali – sia in attouno scontro vero e proprio tra i due partiti ‘forti’ dellacoalizione, Pd e Pdl. Una contrapposizione che prendequotidianamente nuova linfa anche dalle divisioni cheattraversano in maniera sempre piu’ netta i due partiti. Iberlusconiani sono impegnati nel passaggio dal Pdl anuovamente a Forza Italia, e si scontrano sul ruolo, sullacollocazione (moderata o meno) che dovra’ avere la nuovaformazione. Senza dimenticare le frizioni sulle riformeistituzionali. Il Pd, invece, e’ impegnato nel suo percorsodi avvicinamento al congresso e nella non facile definizionedelle regole per le primarie e capire se il segretario debbaessere anche il candidato premier o meno.

Tutto questo accompagnato dallo scontro sotterraneo (ma nonpoi tanto) dei big del partito con il sindaco di Firenze,Matteo Renzi. Ecco allora, di fronte ad un quadro del genere – con unEnrico Letta che si mostra fiducioso comunque sullaprosecuzione dell’esecutivo – il possibile svolgimento domanidi un vertice di maggioranza. Il secondo in sette giorni(dopo quello sollecitato da Mario Monti) che lascia intenderecome la navigazione del governo non sia affatto tranquilla.

Letta sa bene che per la stabilita’ dell’esecutivo, e ilconseguente buon governo del Paese, sull’Imu non e’ piu’possibile prendere tempo. La scadenza del decreto disospensione dell’imposta si avvicina ed e’ quindi necessariocapire dove si troveranno le risorse per ”superare” -parole del premier – il sistema di tassazione degliimmobili.

Termine che non piace al Pdl, che pretende la cancellazionetout court della tassa pena, lascia intendere, la caduta delgoverno. Ecco allora l’attacco diretto dei ‘falchi’pidiellini al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni,colpevole di studiare le piu’ varie soluzioni per ilsuperamento appunto della tassa ma non di prendere inconsiderazione la sua abolizione. Un attacco, quello rivoltoal ministro, che per molti osservatori altro non e’ che lacontinuazione di quel pressing su Enrico Letta che una partedel Pdl (Berlusconi in testa ovviamente) ha in atto sin dallanascita del governo. Con l’obiettivo, mai nascosto, di farcadere l’esecutivo o comunque di far ricadere le colpe di uneventuale fallimento dell’operazione sulle spalle deglialleati-avversari. Ma le risorse per l’intervento sull’Imu (esull’Iva, con il blocco dell’aumento dal 21 al 22%) nonsembrano cosi’ facili da trovare. E’ di ieri l’intervento delpresidente della Bce, Mario Draghi, che parla chiaramente dicrisi non ancora superata, di recessione ancora in atto. Inogni caso, che la questione si affronti o meno all’eventualevertice di domani – o, come per altro gia’ annunciato, nellariunione della ‘cabina di regia’ prevista per il 18 luglio -cio’ non toglie che il tema rimanga di stretta attualita’.

Tanto da registrare l’apertura del ministro dello Sviluppoeconomico Flavio Zanonato, che parla di ”riduzione”dell’Imu sulla prima casa e ”sugli immobili strumentalidelle aziende”. I capannoni industriali, i negozi insomma,sui quali gli imprenditori avevano chiesto interventi. Uncolpo al cerchio e un colpo alla botte, sembra fare Zanonatoconfermando pero’ con questo rilancio le difficolta’ aprendere in considerazione la richiesta di abolizionesollecitata dal Pdl.

Di uguale peso sui destini dell’esecutivo e dellamaggioranza e’, anche se meno urlato, il capitolo delleriforme istituzionali, che ieri ha registrato una spaccatura(ed ”e’ scontato” che non si possa sanare, dice il ministrodelle Riforme Gaetano Quagliariello) all’interno dellacommissione dei saggi tra parlamentaristi esemipresidenzialisti. Si parla certo di forma di governo manon si puo’ nascondere che questo si leghi ad un’altra minasulla strada del governo, quella della legge elettorale. Ilnodo resta sulla modifica del sistema di voto e sul qualemanca ancora un accordo politico. Un accordo, dicechiaramente il ministro, dal quale il governo si tira fuori eche invece deve essere trovate tra i gruppi parlamentari e leforze politiche. ”’Se c’e’ la disponibilita’ delle forzepolitiche a trovare un accordo – rileva Quagliariello – ilgoverno cerchera’ di agevolarlo. In caso non si trovi, ilgoverno puo’ solo cercare di anticipare l’accordo sulla formadi governo in modo che il Parlamento possa lavorare al piu’presto sulla legge elettorale a regime”. Il ministroassicura che sono in corso tra i partiti contatti informali,lontani dalle tv e dai giornali, per la ricerca di unaintesa. Sembra esserci insomma da parte del ministro unasollecitazione alla forze politiche a trovare un punto diaccordo, ribadendo che forma di governo e legge elettoraledebbono procedere di pari passo. Ma cosi’ non e’ e il temadella nuova legge elettorale e’ di fatto rinviato al terminedella discussione piu’ generale sulle riforme. Una stradascivolosa, questa, perche’ sul Porcellum pende un giudiziodella Corte costituzionale che renderebbe inevitabile masoprattutto urgente un intervento di riforma. Ecco allora chefa sentire le sue parole, una volta di piu’, il Presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano.

Ieri a Milano, a chi gli domandava se avesse fiducia nelfatto finalmente il processo riformatore potesse giungere inporto, il Capo dello Stato rispondeva: ”C’e’ un precisoprogramma definito dal governo su tempi e temi”, aggiungendoche ”so che c’e’ un problema di rapporto tra riformeistituzionali e riforma elettorale”. Un nodo che ”verra’sciolto via via”. Un Napolitano dunque consapevole del problema esoprattutto conscio dell’immobilismo dei partiti. Neiconfronti dei quali, lascia intendere, non verra’ mai meno ilsuo pungolo, il suo stimolo nell’interesse del Paese e degliitaliani.

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