Agcom: Italia poco digitalizzata, spazi sviluppo ma servono investimenti

37 6, 1295 -

(askanews) – Roma, 9 lug – L’Italia Paese ancora pocodigitalizzato e a due velocita’ nel suo sviluppo nel settore,dove reddito, istruzione ed eta’ fanno la differenza e chevede nei giovani ‘bandivori’ i ”piu’ attendibilitraghettatatori verso la modernita’, nonostante tutto”.

Perche’ grazie all”’attendismo dei mercati, laresponsabilita’ della politica e le difficolta’ dellaregolamentazione, e infine la crisi, sembra proprio chel’Italia abbia fatto molto per rallentare il suo sviluppodigitale”. E’ questa la fotografia che offre il presidentedell’Autorita’per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom),Angelo Marcello Cardani, nella sua relazione annuale,presentata oggi in Parlamento.

Ecco che il nostro Paese figura al quarto posto in Europanella non invidiabile classifica del numero di individui chenon ha mai avuto accesso a internet (37,2% contro una mediaUe di 22,4%). Ma nello stesso tempo siamo il Paese in Europain cui gli internauti hanno la piu’ alta frequenza di accesso(oltre il 91% di essi accede regolarmente ogni giorno, controuna media Ue del 79%). Ancora, 38 milioni di italianidichiarano di accedere a internet da qualunque luogo edevice, ma curiosamente l’accesso alla rete non favorisce lagamma di utilizzo delle attivita’ on line.

L’analisi dell’Agcom evidenzia come esista una doppiavelocita’ nello sviluppo digitale, misurata in reddito,istruzione ed eta’, e che una fetta di popolazione restadrasticamente ai margini della rete.

Le famiglie che al 2012 avevano una connessione a bandalarga su cavo erano il 49%, ma quelle connesse con almeno unminorenne al suo interno erano il 71%. Le classi di eta’ chehanno usato maggiormente internet nell’ultimo anno sonoquelle comprese tra i 15 e i 19 anni, circa il 5% dellapopolazione.

Alle spalle, sotto i 15 anni, ci sono circa 8 milioni diragazzi e bambini (13% della popolazione) che si affacciano aquesto mercato come ”nativi digitali’ e che promettono unmoltiplicatore di traffico per l’Italia maggiore di quello diGran Bretagna, Germania e Francia.

Anche dal lato dell’offerta le cose appaiono complesse epoco lusinghiere: ”nel momento in cui la pervasivita’ delletecnologie Ict e la loro intensita’ di utilizzo sono sottogli occhi di tutti, il comparto delle telecomunicazionisembra aver perso centralita’. In Italia il contributo al Pildei servizi tlc sconta la congiuntura negativa, anche se menodi altri servizi, passando dal 3,2% del 2006 al 2,4% del2012”.

Serve insomma un salto di qualita’, a partire dagliinvestimenti nel settore, per segnare una discontinuita’,”per consentire il passaggio alle reti di nuova generazione(fissa e mobile) e lo sviluppo dell’architettura Ip”,perche’ ”le nuove reti stentano a svilupparsi in Italiaancor piu’ che in Europa”.

njb/