Governo: vertice maggioranza, Letta tra ok Ue e instabilita’ alleati

95 9, 1293 -

(askanews) – Roma, 4 lug – La decisione della Commissione europeadi concedere piu’ flessibilita’ ai Paesi rispettosi delvincolo del 3% nel rapporto deficit/pil – e l’Italia e’ fraquesti, dopo la chiusura della procedura di infrazione -rischia paradossalmente non di rafforzare il governo ma direnderlo ancora piu’ debole e in balia dei venti cheprovengono ora dal Pd ora dal Pdl, passando per SceltaCivica. E’ con questo tema di sottofondo che il presidentedel Consiglio Enrico Letta presiedera’ il vertice dimaggioranza previsto per questa mattina a Palazzo Chigi.

Certo, da Bruxelles e’ arrivata una decisione chepoliticamente premia – come detto ieri da Letta – l’operatodel governo, che ha seguito ”la bussola dei fatti, dellecose concrete e non delle chiachiere”. Ma nei fattiall’Italia dalla Commissione non e’ arrivata alcuna delega inbianco alla spesa e i margini di intervento, dando per certoche il rapporto deficit/pil per il nostro Paese nel 2013 siattestera’ al 2,9%, restano strettissimi se non inesistenti.

Il ‘premio’ ha subito innescato nei partiti una corsa alprovvedimento da prendere, all’intervento in questo o quelsettore da compiere. Ma soldi in piu’ non ce ne sono. Ed e’questa una delle cose che Letta dovra’ spiegare allamaggioranza, al cui vertice non a caso partecipa il ministrodell’Economia Fabrizio Saccomanni. E proprio in questo sensosono arrivate ieri le parole del commissario Ue per gliAffari economici Olli Rehn, che ha spiegato come maggioreflessibilita’ non significhi avere l’autorizzazione asfondare il tetto del 3%. Quello che dovra’ essere fattoinvece – come per altro tratteggiato ieri dal premier daBerlino – e’ trovare una adeguata politica di bilancio chegeneri i fondi per compiere interventi.

Non e’ stato un caso infatti che ieri l’ex premier MarioMonti – colui che ha preteso la convocazione del vertice, conla minaccia (piu’ di maniera che effettiva) di sfilarsidall’esecutivo – abbia incontrato Saccomanni. Monti haespresso al ministro ”l’apprezzamento e l’incoraggiamento diScelta civica per una politica di bilancio prudente, che nonpregiudichi, per interessi di questo o quel partito, gliimportanti risultati raggiunti negli ultimi due anni e ancoroggi riconosciuti dalla commissione Europea”. Una politicadi bilancio che ”riprenda la via delle riforme strutturali,indispensabili per la crescita e per una maggiore equita’sociale”. Dal canto suo il titolare del dicastero di via XXSettembre giudica la decisione dell’Ue ”un’ottima notiziache premia il lavoro fatto in questi ultimi mesi e che hatolto anche un po’ di scetticismo da parte di alcuni”. Sitratta, spiega, di ”un primo segnale” e ”superata la boadelle elezioni tedesche a settembre, sicuramente un Consiglioeuropeo a ottobre fara’ un valutazione della situazione pereventuali ulteriori cambi di passo”. Ecco, i termini”prudenza”, ”primo segnale” lasciano chiaramenteintendere in che modo, a detta di due economisti prestigiosi,debba essere recepita la decisione di Bruxelles. Ma con ogni probabilita’ non sara’ cosi’. E’ possibileinfatti che nel vertice il Pdl tornera’ per esempio aspingere sulla cancellazione dell’Imu, sull’Iva, sulladetassazione per le assunzioni di giovani da parte delleimprese. Senza dimenticare la riduzione delle tasse ingenerale e i tagli alla spesa. Mentre il Pd, per non essereda meno, sicuramente chiedera’ il reperimento di risorse perinvestimenti produttivi e per rilanciare economia e lavoro.

Una gara insomma a chi chiedera’ di piu’, il classico assaltoalla diligenza che riporta la memoria alle Finanziarie di unavolta. Sara’ allora compito di Letta (e di Saccomanni)riportare le richieste in un giusto ambito, senza pero’dimenticare la strumentalita’ di alcune istanze, che al dila’ del loro pur positivo impatto sulle tasche dei cittadiniitaliani (vedi l’Imposta sugli immobili), vengono rilanciateper mettere pressione al governo e creare tensioni nellamaggioranza. Con l’obiettivo, a volte dichiarato, disfasciare tutto e tornare alle urne (e’ la strategia di unaparte del Pdl e, seppure meno urlata, di una pattuglia delPd). Una soluzione per tentare di riportare la maggioranza aduna simil-unita’ potrebbe essere quella, caldeggiata dal Pdl,di istituire una cabina di regia con Saccomanni sullequestioni economiche, creando cosi’ una sorta di filtro allepolemiche e agli attacchi strumentali. Ecco, compito di Letta oggi sara’ anche quello di smussarele asperita’ e riportare una parvenza di coesione in unamaggioranza chiamata nelle prossime settimane ad un duroimpegno parlamentare, alla conversione di numerosi eimportanti decreti, fra cui il dl fare, sanita’, carceri,ecobonus. Altra nodo sul tappeto – che non potra’ non emergere nellariunione di questa mattina – e’ la questione relativaall’acquisto dei cacciabombardieri F-35, che ha assunto quasiil livello di uno scontro istituzionale. Il Consiglio Supremodi Difesa, al cui vertice siede il Presidente dellaRepubblica, ha ieri mandato un chiaro messaggio al Parlamentosostenendo che il governo – nelle sue scelte operative inquesto caso militari – non puo’ essere soggetto a vetipreventivi da parte delle Camere. Posizione che ha provocatoagitazione tra le forze politiche, di opposizione ma non soloche hanno accusato Napolitano di aver dato ”uno schiaffo”al Parlamento.

Ma al di la’ delle singole questioni, fanno da sfondo alvertice le fibrillazioni, gli scontri in atto nei dueprincipali partiti della maggioranza, Pdl e Pd. Tutti e dueinnanzitutto non uniti e compatti nel sostegno all’esecutivo,con le ali estreme che si comportano piu’ da opposizione (equindi con tentativi, piu’ o meno palesi, di provocare unacrisi di governo) che da alleati a Palazzo Chigi. Il Pdl e’alle prese con l’annunciato ritorno a Forza Italia. Unascelta, espressa da Berlusconi, che sta provocando numerosimal di pancia all’interno del partito. Sia sulle modalita’ dirilancio del vecchio simbolo – con Fabrizio Cicchetto checontesta le decisioni prese dall’alto e il fatto di venirne aconoscenza dai giornali – e sia sulla ”mission’ delrinascente partito, che alcuni vorrebbero (Santanche’,Verdini) duro e puro. Il Pd dal canto suo vive forse in modopiu’ palese rispetto agli alleati-avversari le spaccature alsuo interno. Se nel Pdl non e’ certo in dubbio la leadershipdel Cavaliere nel Pd il fattore Renzi agita il partito eprovoca continui dubbi su quali caratteristiche debba averecolui che guida il Pd. Il sindaco di Firenze sostiene che e’tornato il ”correntone” che lo vuole far fuori e spingeallora per il congresso, per la definizione delle regole perle primarie, aggiungendo di essere stufo di essere oggettodel tiro al piccione. Il ministro Dario Franceschinismentisce l’esistenza di una guerra al ”rottamatore’ ma ifatti indicano, anche qui, l’esistenza di una frattura nettaall’interno dello schieramento piddino.

Anche di questo dovra’ tener conto Letta oggi, per cercaredi non far venire meno il sostegno al suo governo. fdv/red