Governo: intesa Letta-Berlusconi su Iva ma resta la tensione

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(askanews) – Roma, 26 giu – Intese sul rinvio a settembre dell’aumento dell’Iva e sul piano lavoro e nessuno strappo, al momento, da parte del Pdl verso il governo. E’ questo il risultato dell’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il leader del Pdl Silvio Berlusconi, svolto all’indomani della condanna in primo grado a sette anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici inflitta al Cavaliere nell’ambito del processo Ruby. Un risultato non scontato, vista anche la dura reazione alla sentenza sia di Berlusconi che di tutto il Pdl, con i ”falchi’ del partito impegnati a lanciare segnali di guerra (e di crisi) all’esecutivo. La lunghezza dell’incontro – oltre tre ore, dalle nove a dopo mezzanotte – lascia intendere come non sia stata una cosa di routine o di facciata ma un passaggio fondamentale per la vita dell’esecutivo guidato da Letta. E come con ogni probabilita’ la tensione resti alta. Sia da sponda governativa che pidiellina comunque il colloquio – al quale erano presenti il vicepremier e segretario del partito Angelino Alfano e l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta – viene definito ”cordiale e positivo” e sviluppatosi sui temi europei, economici e del Consiglio dei Ministri di oggi. Secondo quanto si e’ appreso al termine del vertice l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, previsto dal primo luglio – cosa sulla quale per altro non fa barricate solo il Pdl, esiste un fronte trasversale fortemente contrario – avra’ un rinvio a settembre, con la possibilita’ di un ulteriore rinvio a dicembre in sede di conversione del provvedimento. Letta, che non ha mai nascosto le sue perplessita’ e preoccupazioni per l’aumento dell’imposta, si sarebbe detto soddisfatto dell’esito dell’incontro, notando come anche la durata del colloquio starebbe ad indicare la volonta’ da parte di Berlusconi, al netto delle sue questioni giudiziarie, di continuare nel sostegno al governo. Nessuno strappo quindi ma la sensazione – andando oltre quello che convenientemente viene fatto filtrare – e’ che il rapporto Pdl-governo sia cambiato radicalmente dopo l’uno-due giudiziario (Consulta sul legittimo impedimento e caso Ruby) subito da Berlusconi. Certo, provocare una crisi di governo quando in un modo o nell’altro l’esecutivo – di cui fa comunque parte il Pdl – soddisfa le richieste berlusconiane su Imu e Iva non sarebbe facile da far comprendere all’elettorato. Ma la tentazione di rovesciare il tavolo e di tentare di andare alle elezioni per incassare voti su quella che si ritiene una persecuzione giudiziaria del Cavaliere e’ forte. Anche perche’, e’ il ragionamento fatto da alcuni, una vittoria elettorale – sempre che il Capo dello Stato, che al contrario sollecita continuita’ di governo e uno stop alle fibrillazioni politiche, consenta nuove elezioni – e il ritorno a Palazzo Chigi potrebbe mettere Berlusconi al riparo dall’eventuale condanna definitiva (si attende in autunno la pronuncia della Cassazione) nel processo Mediaset. Per ora le bocce rimangono ferme ma e’ presumibile che l’ex premier abbia ribadito a Letta che l’appoggio al governo non possa intendersi incondizionato ma assolutamente legato alla realizzazione di interventi che favoriscano la ripresa economica. Per portare a casa i quali, ripete da tempo Berlusconi, servono risorse che solo un rapporto diverso con Bruxelles, magari sforando il tetto del 3% nel rapporto deficit/pil, puo’ permettere. Ma il premier non ha intenzione di percorrere questa strada, piu’ volte ha ribadito che i vincoli comunitari vanno rispettati e che i soldi per realizzare gli interventi necessari devono essere trovati all’interno del nostro bilancio pubblico. Ecco allora come il Consiglio dei Ministri di oggi (con l’approvazione presumibile dei provvedimenti su Iva, Imu e sul lavoro giovanile e la contestuale indicazione delle risorse per la loro realizzazione) e il Consiglio europeo di domani e dopodomani rappresentino un passaggio chiave per la vita dell’esecutivo guidato da Enrico Letta. Con il Pdl che sembra comunque pronto – quasi stesse attuando una strategia che punti allo sfinimento del governo – ad individuare subito altri terreni di pressione, di scontro. Alla ricerca forse del casus belli che possa permettere, con conseguente crisi, l’abbandono dell’esecutivo. Non puo’ che leggersi cosi’ infatti il messaggio lanciato dal capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta sulla vicenda dell’acquisto degli aerei F-35, caso che sta scuotendo la maggioranza e in particolare il Pd. ”Siamo per un’indagine conoscitiva – chiarisce il capogruppo – ma non per la sospensione del programma per l’acquisto degli F-35. Noi – continua – siamo responsabili verso gli impegni presi a livello internazionale, altro che decimali sotto e sopra il tre per cento. Non abbiamo problemi ma non vogliamo ambiguita’ e lo abbiamo detto”. Il piano di acquisto di 90 nuovi aerei (che dovrebbero andare via via a sostituire le macchine ora in uso alla nostra Aeronautica) ha sempre provocato polemiche ma fino ad oggi lo scontro era quello solito: da un lato il governo (destra o sinistra che fosse) e dall’altro gli antimilitaristi, i pacifisti. Ora invece i distinguo emergono nella stessa maggioranza, con il ministro della Difesa Mauro che conferma il programma e il collega di governo Delrio che invece ne chiede la rimodulazione dell’impegno vista la crisi economica. Ma cio’ era prevedibile data la composizione trasversale dell’esecutivo. Ma ancor di piu’ le divisioni si registrano all’interno del Pd. Nel Partito democratico c’e’ chi vorrebbe la sospensione dell’intero programma (e che ha sottoscritto la mozione in tal senso di Sel e M5S) e chi invece chiede solo un’indagine conoscitiva alla luce delle mutate condizioni economiche. Ieri per tutto il giorno nella maggioranza si e’ lavorato alla ricerca di un’intesa che portasse a una posizione unitaria oggi in aula alla Camera, quando si voteranno (ma si profila uno slittamento alla prossima settimana) le mozioni sull’acquisto dei cacciabombardieri. Ad ora non sembra esserci intesa tra Pd, Pdl e Scelta civica anche perche’ nel testo dei Democratici si prevedrebbe un piu’ o meno esplicito riferimento al fatto che durante l’indagine conoscitiva vengano sospesi gli acquisti di questo tipo di velivolo. ”Non c’e’ intesa, i gruppi stanno lavorando”, riferisce Mauro al termine di una riunione ieri sera con i capigruppo di maggioranza anche se ribadisce che quella della risoluzione Pd-Sc-Pdl ”e’ l’unica strada possibile”. Un po’ di chiarezza forse si avra’ questa mattina, dopo la riunione del gruppo del Pd della Camera fissata per le 8.30. fdv