Governo: chi vuole oscurare il monito di Napolitano?

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(askanews) – Roma, 14 giu – Non si puo’ parlare di oscuramento,ma e’ un fatto che le parole pronunciate ieri dal presidentedella Repubbica, Napolitano, parole gravi, non di routine,sono state messe un po’ in ombra dalle questioni economiche.

Prima fra tutte la vessata questio dell’Iva e dell’Imu con lapresa di posizione severa ma tanto sincera del ministrodell’Economia Saccomanni che ha richiamato tutti al realismodella mancanza di fondi per potere esaudire promesseelettorali di cancellare tasse ed aumenti: in sostanza, inmodo piu’ professionale e tecnico ha ripetuto il classicodetto romano del ”non c’e’ trippa per i gatti”.

Dove i gatti, a ben vedere non sono i cittadini, ma le forzepolitiche che hanno fatto promesse abbastanza impossibili damantenere (anche al momento della loro pronuncia) e che orasi ripetono – sospettarlo e’ lecito – per riutilizzarlemagari per nuove elezioni e relative nuove (improbabili)promesse.

Cio’ ricordato, torniamo al capo dello Stato e alle suegravi parole che tranne qualche eccezione sui giornali sonofinite nelle pagine interne e senza particolari rilievi.

Eppure Napolitano – che parlava alla cerimonia d’aperturadella Conferenza dei prefetti – ha lanciato un allarme moltoconcreto e meditato arrivando perfino a dire che e’ in gioco”la credibilita’ del nostro Paese, della politica e dellademocrazia in Italia”. Il Presidente e’ partitodall’indicazione di una ”sfida cruciale”, quella del”rilancio, su basi rinnovate dello sviluppo nazionale ”legato necessariamente all’Europa e al ”cambiamentoistituzionale” sottolineando esplicitamente che questo e’possibile ”solo se non sara’ sottoposta a scosse e messa inquestione la continuita’ del governo”.

Il Presidente ha anche delineato l’origine di questeeventuali scosse: ”Le forze politiche – ha detto – nonricadano in meschini e convulsi calcoli di convenienza”perche’ ”ne va della credibilita’ del nostro paese, dellapolitica e della democrazia in Italia”. In ultimo haammonito anche che ”il rinnovamento istituzionale non e’separabile dal rinnovamento politico, e quest’ultimo non puo’prescindere da un rinnovamento morale che l’estensione dellapiaga antica della corruzione nella vita politica e nellavita amministrativa impone categoricamente”.

Al di la’ dei commenti fatti ossequiosamente pervenirealle agenzie, nessuna autocritica e la notizia e’ finitanelle pagine interne dei giornali e alquanto annegata neivari Tg.

Ricapitolando, per Napolitano c’e’ un pericolo per ilgoverno (e per la democrazia!) che viene da forze politichecontrarie o restie al rinnovamento, sensibili solo ai propriinteressi e pronte, pare di capire, anche a colpi di mano.

Per arrivare a dire parole cosi’ gravi e davanti non ad unascolaresca, ma a soggetti istituzionali che sono l’ossaturadello Stato sul territorio, al Presidente deve esserearrivato qualcosa di preciso all’orecchio, informazioniappunto su una minaccia nascente ma concreta allapossibilita’ ancora una volta di voltare pagine nella nostrastoria politica e istituzionale.

Ma chi sono i responsabili? La risposta la si intuisce inquel grumo di interessi stratificati nel tempo che purtroppofanno da base al potere nel nostro Paese con intrecci elegami consortili tra politica, economia, finanza, pubblicaamministrazione. Legami che il Presidente chiama”corruzione” e che sono costati la vita politica a chi hacercato di opporsi e di tagliarli. Interessante sarebbeverificare quanti governi, al di la’ degli aspettiparticolari e contingenti, sono caduti proprio per questomotivo. Altrettanto interessante sarebbe’ anche verificarequanti governi sono poi nati su ”mandato” e difesa di queilegami.

E tutto questo avviene in un un quadro dove allegramenteci si divide e si litiga – anche preventivamente – sullanecessita’ di fare o meno le riforme istituzionali, anche sesiano troppo in fretta o se una commissione di Saggi, quindidi consulenza istituzionale, non rappresenti una minaccia peril Parlamento(!), una lunga mano del Governo sul Parlamento.

C’e’ chi gia’ annuncia di mettersi di traverso perche’ inrealta’ si vuole uscire dalla repubblica parlamentare eandare verso il presidenzialismo. C’e’ anche chi pensa ditrasformare definitivamente un partito in una aziendachiamando i capitani d’industria a scendere in campo per unapresa del potere. C’e’ chi grida al quasi golpe e chi invecelo auspica.

Ecco, su tutto questo ”folclore” si possono innestare lespinte e gli scossoni ”seri” paventati dal Presidente. Etutto mentre il paese vero, gli italiani cominciano a nonpoterne piu’. Sara’ pure (tanto) folclore, ma ci stiamopericolosamente avvicinando ad una situazione magistralmentedescritta dal genio artistico di Fellini in ”Provad’orchestra” dove i rissosi, disordinati e pasticcioniorchestrali furono richiamati da un evento dirompente cheimpose un direttore che mise ordine.Il suo. Forse le paroledi ieri di Napolitano meritano un po’ di attenzione eriflessione in piu’.

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