Ue: FdI, serve clausola di salvaguardia a nuvovo sistema diritto asilo

14 , 1287 -

(askanews) – Roma, 12 giu – Dopo l’odierno via libero delParlamento europeo al Sistema di asilo comune europeo glieurodeputati di Fratelli d’Italia, Marco Scurria e CarloFidanza, chiedono l’introduzione di una clausola disalvaguardia in favore dei Paesi membri piu’ esposti allerichieste d’asilo come la stessa Italia, anche al fine dievitare un altro ‘caso Kabobo’, l’uomo che ha di recenteucciso tre persone a picconate a Milano. ”Tutti i Paesi dell’Ue – scrivono Fidanza e Scurria inuna nota – sono vincolati dal regolamento di Dublino.

L’applicazione di tale regolamento ha come conseguenza chealcuni Paesi, tra cui l’Italia, debbano trattare un numero didomande di asilo che supera le loro capacita’ poiche’ ilnostro Paese, con Malta e Grecia, e’ la nazione di ”primoarrivo’ piu’ scelta da chi richiede asilo e vi arriva permare. Reputiamo opportuno, quindi istituire all’interno delregolamento di Dublino una clausola di salvaguardia dei Paesidi ”primo arrivo’ piu’ penalizzati, al fine anche digarantire maggiore sicurezza ai Paesi che accolgono”. Secondo i due esponenti di FdI ”solo in Italia nel 2012sono state prese 22.160 decisioni. Di queste, 8.260 personehanno ottenuto una forma di protezione, mentre i restanti13.900 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego. Cichiediamo con quali criteri vengano prese tali decisioni, nonvorremmo che le inevitabili lungaggini burocratiche dovute airimpalli da un Paese ad un altro creino ancor piu’ confusionelasciando fuori dai Paesi Ue brava gente a scapito dipersonalita’ come Adam Mada Kabobo, il ghanese in attesadell’esito della richiesta di asilo che a colpi di piccone haucciso tre persone a Milano”.

”Avremmo voluto – aggiungono i due eurodeputati italiani- modificare la normativa nazionale sui ricorsi che gia’ oggiconsentono ad un falso richiedente asilo, come Kabobo, dirimanere in Italia fino al terzo grado di giudizio. Undiritto concesso in Italia ma non in tanti altri Statieuropei. Purtroppo con l’accordo di oggi diventa obbligatorioper tutti gli Stati membri. La mancata revisione dellaclausola di solidarieta’ del regolamento da parte dei PaesiUe in un’ottica di reale condivisione degli oneri, ilcosiddetto burden sharing – concludono Scurria e Fidanza -dimostra la poca, per non dire inesistente, solidarieta’ traStati che dovrebbe essere il presupposto per la creazione diun sistema europeo veramente comune”.

com-stt/gc