Riforme: pressing Napolitano, Letta al lavoro per risposte immediate

GIU 8, 1284 -

(askanews) – Roma, 4 giu – Le riforme istituzionali continuano ad essere il tema di attualita’ della politica italiana. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da un lato e il premier Enrico Letta dall’altro sono al lavoro per definire non certo il merito degli interventi quanto i tempi e la strada da seguire per giungere alle nuove regole. E’ in questo senso che va letto l’incontro che ieri al Quirinale il Capo dello Stato ha avuto con il presidente del Consiglio e i ministri delle Riforme, Gaetano Quagliariello, e dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini (in un secondo momento e’ salito al Colle anche il vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano). Secondo quanto viene riferito il colloquio ha rappresentato l’occasione per verificare lo stato di avanzamento del ”cantiere’. Napolitano, come d’altronde fatto appena domenica scorsa, ha nuovamente sollecitato il governo a ”non smarrire il buon ritmo” raggiunto, dando seguito al voto sulle mozioni in Parlamento. Letta, come piu’ volte ribadito in questi giorni, assicura a sua volta che non fara’ mancare la propria sollecitazione, il suo pungolo affinche’ il processo riformatore prenda il via e giunga a compimento nei 18 mesi indicati. In questo chiave va inteso il fatto che gia’ oggi, o al massimo domani, dovrebbe esserci un decreto del presidente del Consiglio per la nomina di quella commissione di esperti che entrera’ nel merito delle modifiche costituzionali, anche se con compiti soltanto consultivi. Una squadra composta da 20-25 membri e rispettosa dell’equilibrio tra le forze politiche. Ma non ci si fermera’ qui. Sempre in settimana dovrebbe esserci da parte del Consiglio dei Ministri il varo del disegno di legge costituzionale che indichera’ la strada parlamentare del processo riformatore e gli strumenti che verranno utilizzati, ‘Comitato dei 40′ e referendum confermativi su tutti. Ecco, proprio il tema della consultazione popolare rappresenta l’altro impegno reso noto da Letta. Sono allo studio infatti le procedure da seguire per coinvolgere una significativa fetta della popolazione in una consultazione sulle riforme da attuare. Ovviamente, nel quadro generale delle riforme, il punto principale (e che preoccupa di piu’ sia Napolitano che Letta) e’ rappresentato dalla nuova legge elettorale. Da tutti e’ ritenuto necessario superare il Porcellum (anche se Silvio Berlusconi, pur convenendo sul bisogno di intervenire non considera il tema prioritario). Ma con modi diversi e assolutamente lontani l’uno dall’altro. Per il Pdl potrebbero essere sufficienti minime modifiche alla legge in vigore. Per il Pd invece si dovrebbe arrivare alla completa cancellazione della ‘legge porcata’, tornando possibilmente allo spirito del Mattarellum. E intanto non si trova un punto d’incontro, magari su quella che viene chiamata ‘clausola di salvaguardia’. Di fronte alle distanze fra i due principali partiti della coalizione di governo, e agli scontri che il tema quotidianamente genera, sia Napolitano che Letta evitano quindi di prendere posizione, auspicando si arrivi il piu’ rapidamente possibile ad un momento di convergenza. E’ in questa chiave che va allora letta la spiegazione che il presidente del Consiglio avrebbe dato a Napolitano della sua battuta sulla necessita’ di cambiare le regole per l’elezione del Presidente della Repubblica. Intervento, fatto sabato scorso a Trento, da molti interpretato come un’apertura al semipresidenzialismo. Lo spirito delle sue parole, e’ stato spiegato, altro invece non era che quello di sollecitare la politica, i partiti, il Parlamento ad intervenire perche’ si evitassero passaggi difficili come quelli che avevano caratterizzato le settimane tra le elezioni politiche e la nascita dell’esecutivo. Le regole per l’elezione del Presidente della Repubblica ma soprattutto la nuova legge elettorale non solo rappresentano motivo di scontro tra formazioni politiche tra loro diverse e distanti ma generano contrapposizioni, anche forti, all’interno degli stessi partiti. E’ il caso in particolare del Pd, che oggi riunisce la direzione, la prima dell’era Epifani. Nel partito e’ molto netta la divisione sul presidenzialismo. Un avvio di dibattito su questo tema e’ forse ancora prematuro in Italia ma sicuramente e’ dirompente nel Partito democratico. Ieri Epifani ha chiarito il suo concetto di partito, sostenendo che deve avere una ”identita’ forte” ma non ”personale”, perche’ i partiti che ”dipendono dai loro leader sono i piu’ anti-democratici”. Un pericolo quindi, sembrerebbe lasciare intendere il segretario, pensare ad un sistema presidenziale che ruoti intorno ad una figura forte, carismatica. Ma per Anna Finocchiaro sulla questione ”non ci sono tabu”’. E’ bastato comunque che Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, mostrasse un’apertura ad approvare nuove norme sul conflitto d’interessi insieme alla riforma presidenziale che da Beppe Grillo arrivassero bordate contro Silvio Berlusconi, che ”vuol farsi eleggere presidente-duce d’Italia”, attuando ”il piano di rinascita democratica della P2”. E’ in questo quadro che si svolgera’ allora oggi alle 18 la direzione del Pd, con Epifani che ha ricordato ieri, fra l’altro, come ”’le regole valgano per tutti”, a ”’partire dal principio di maggioranza”. All’ordine del giorno di fatto l’avvio operativo della gestione Epifani. L’ex leader della Cgil dovrebbe presentare la nuova segreteria, composto da una decina di nomi che dovrebbero rappresentare tutte le aree interne del partito. Fra i nomi che circolano Matteo Colaninno, Stefano Di Traglia, Fausto Raciti, Pina Picierno, Dario Nardella, Davide Zoggia, Nico Stumpo. Altra questione da affrontare sara’ quella del lavoro preparatorio in vista del congresso. Il segretario aveva spiegato di voler affidare la definizione della ‘road map’ verso le assise a due organismi, uno piu’ tecnico e l’altro piu’ politico. La commissione Statuto (che garantisce una ampia rappresentanza del partito) e’ ancora formalmente operativa. Per i compiti piu’ ‘politici’, Epifani sta pensando ad una sorta di comitato politico, che avrebbe il compito di preparare il Congresso. La discussione oggi dovrebbe fermarsi a questi due argomenti ma e’ prevedibile che il tema delle riforme, che come detto agita il partito, sia affrontato. Anche perche’ Beppe Fioroni ha annunciato che presentera’ un ordine del giorno sulle riforme istituzionali chiedendo, tra l’altro, che su questo tema (sulla forma di governo in particolare) vengano consultati anche i circoli del partito. E avverte: ”Ci saranno anche molti altri ordini del giorno su questo argomento”. Anche Gianni Cuperlo, che definisce il semipresidenzialismo una ”via molto tortuosa” chiede ”una discussione profonda e adeguata negli organismi dirigenti” e la ”consultazione larga degli iscritti e militanti”. Insomma un Pd che avviera’ oggi la strada che dovrebbe portarlo a capire quale sara’ la sua posizione sulle riforme, considerando anche le forti sollecitazioni che arrivano dal Capo dello Stato da un lato e dalla base, dai cittadini dall’altro. Un Pd, che sta al governo con una forza come il Pdl (molto lontana dai suoi ideali, dalla sua cultura) favorevole al presidenzialismo ed ha all’opposizione forze rappresentate da Vendola, Rodota’ (per storia e cultura in qualche modo vicine agli ideali democratici) fortemente contrarie. Un Pd sollecitato, forse stressato che dovra’ pero’, nel piu’ breve tempo possibile, uscire da questa situazione. fdv/sam/